22 dicembre 2016
Il mio vero Natale l’ho vissuto con anticipo, una intensa e unica giornata in quattro tappe, il giovedì 22 dicembre.
Con il Sindaco alle 8.30

Sta diventando una tradizione l’invito da parte del Sindaco perché faccia gli auguri natalizi a tutto il personale (circa 200) riunito per 20 minuti prima di svolgere il loro lavoro burocratico amministrativo.
Qui al mio arrivo nel 2007 c’erano i precari negozi delle cartolerie, sloggiati con la forza, per poter costruire, dopo il terremoto del 1966, l’elegante palazzo del Municipio! Huacho cresce e Gesù Bambino è sempre presente.

Kenji era un ragazzino del coro della Cattedrale, ora è qui con il suo coro che con brio e allegria canta al Bambinello. L’impiegata Rut legge la pagina evangelica di Betlemme, lì nasce la storia che scandisce anche il ritmo delle elezioni politiche.
Troverete un Bambino
Grazie Sindaco, la città deve avere un’anima! A lui regalo il mio libro Mi Huacho e l’elegante calendario 2017 mentre tutti ricevono una immaginetta che si utilizza subito per la preghiera natalizia .

Così nasce Gesù nel palazzo municipale.
Con un bambino appena nato alle 11.30

Hanno trovato un asinello e un bue, contenti possono realizzare un presepe vivente all’Ospedale del Seguro.

Si mettono tutti in moto, una Madonna, un San Giuseppe, 15 angioletti, 10 pastori, tre re magi, mamme del villaggio, soldati di re Erode e naturalmente un coro di bambini, un regista e un conduttore. Le verdi aiuole sono per oggi sacrificate per gli attori e gli spettatori. Il momento culminante è l’apparizione del bambino che appare quasi miracolosamente nelle mani della Madonna: è un bimbo che ha meno di un giorno di vita, non arriva a tre chili di peso. Lo so perché l’ho preso in braccio, emozionatissimo e tremante, costretto dalla Madonna a dare a tutti la benedizione con il Gesù Bambino in carne e ossa.
Più serena è stata una nonnina di 90 anni che tranquillamente l’ha ricevuto tra le sue braccia, guardata con invidia da tante altre mamme.

La gioia dei pastori, il canto degli angioletti, il passo solenne dei re magi e due danze tipiche peruviane hanno reso tutti felici. Il centro è sempre Lui, un Bambinello nato non in una grotta, ma in un ospedale vero.


Con i carcerati afro-andini alle 15.30

Un pranzo veloce per essere pronti ad entrare nel carcere, sono 2000 che ci aspettano al sesto concorso di presepi in sei padiglioni. Al padiglione numero cinque la rappresentazione dettagliata degli avvenimenti secondo il vangelo di Matteo e di Luca, con la Madonna di nome Berenice, una volontaria.


Al quarto solo canti, manca la musica e devono improvvisare tutti i 400 reclusi schierati in 8 file, impressionante. Al terzo c’è un complesso musicale, un cantante e un coro per la classica: È Natale, è Natale. Sorpresa al secondo con una originalissima danza afro andina chiamata saya, quattro coordinatissimi giovanotti esprimono così la gioia per il “sole che sta per nascere”. Il primo padiglione si innalza con una piramide umana fino al cielo per gridare: “Cholito, è un bambinello, uno dei nostri bambinelli peruviani”.



Il sesto vede le donne animarsi leggermente con due canti, mentre benedico una mamma con la bambina di due anni e un’altra con un piccoletto di solo un anno.
Non avevo nessun regalo per loro, provvederò.

Vince il secondo padiglione che ha unito un commento biblico di un protestante, la danza nata nei tempi della schiavitù dei negri e dei montanari andini, un presepe lungo 15 metri con le tre aree del Perù, selva, montagna e costa, con l’immancabile giovane angelo accoccolato in cima alla capanna.
“Abbiamo trovato un clima sereno, quasi allegro, quest’anno!” ha commentato all’unisono la commissione parrocchiale esaminatrice.


Chi vuole gustare le danze cerchi su Youtube scrivendo:
padre Antonio Colombo Navidad de Carquin 2016.
https://www.youtube.com/watch?v=weux_WsDnTQ

Con una vecchietta e un presepe alle 20.15
La giornata non è finita, ci sono le confessioni in Cattedrale, mentre il mio cuore è carico delle esperienze del carcere, mi sento stanco e sereno nello stesso tempo per aver sperimentato che nessuna sbarra ferma Gesù Bambino che può nascere dappertutto, può sorridere a tutti.

La quarta non è una penitente, ha il volto triste: “Padre Antonio, venga , la mia nonna è appena morta, lei la conosce.” “Va bene, andiamo però in moto taxi, sono affaticato”. È proprio la vecchietta a cui avevo dato l’Olio Santo una settimana prima. Il letto è sempre allo stesso posto, in mezzo alla sala, la fronte è ancora tiepida. Tutto attorno ci sono i familiari di ogni età: recito il De profundis, salmo imparato da mia mamma, in latino. A due metri dalla salma noto le luci accese del presepe, mi sposto e vedo che non c’è ancora Gesù Bambino. Lo so che si colloca alla mezzanotte della Nochebuena, ma chiedo di vederlo anche se la nipote sembra rifiutarsi, mancano due notti. “Lo voglio benedire adesso, ha un valore speciale questo anno, il suo sorriso darà un senso e una forza nuova alle vostre lacrime. La nonna vi ha lasciato questo tesoro di fede”. Con il Bambinello tra le mani, benedico la vecchietta che riposa davvero in pace.
È sempre Natale, tra un sorriso e una lacrima.

Chiudo la giornata collocando nel mio presepe il Sindaco, il bimbo di poche ore, i quattro danzatori andini e la vecchietta.
Curiosità
Il menù del mio pranzo natalizio con il Vescovo.
Purè di mele – Purè di patate – Tacchino arrosto – Cioccolata calda – Fetta di Panettone – brindisi con champagne da pochi soldi.
Evviva il Natale 2016, il decimo a Huacho.
Don Antonio Colombo
Huacho, 31 dicembre 2016