Fiore 13
Una stella d’Italia nel cielo del Mozambico
Suor Dalmazia Colombo
Se si dovesse vedere una certa suor Dalmazia, al secolo Colombo Maria Graziosa, con una spilla a forma di stella con tanto di nastrino tricolore appuntato sul vestito, non dovremmo stupirci troppo, dal 30 giugno 2016, per decreto presidenziale è Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia.
Ecco il testo ufficiale:
Ambasciata d’Italia Maputo 30 giugno 2016, prot. 726
Cara Suor Dalmazia,
mi è particolarmente grato comunicarLe che, in occasione dell’ultima riunione del Consiglio dell’Ordine della Stella d’Italia (OSI), il Signor Presidente della Repubblica Le ha ufficialmente conferito l’onorificenza di Cavaliere.
L’attribuzione del titolo di Cavaliere (OSI) rappresenta il riconoscimento, da parte dello Stato italiano, della professionalità e dedizione con le quali Lei ha svolto per decenni una preziosa attività di carattere religioso e sociale, in particolare nell’ambito sanitario, contribuendo a formare generazioni di infermiere e ostetriche mozambicane.
Ugualmente apprezzata è stata la sua costante opera di promozione della condizione della donna, anche attraverso la pubblicazione di un manuale di economia domestica a cura dell’Unesco, ampiamente diffuso presso la popolazione locale. Attraverso la sua opera, Lei ha dato un importante contributo a rafforzare il ruolo dell’Italia in Mozambico e a promuovere i rapporti di amicizia tra i due Paesi.
Siamo al momento in attesa di ricevere dall’Italia il diploma e le insegne. Sarà cura di questa Ambasciata provvedere a informarLa con adeguato anticipo circa le modalità di consegna dell’onorificenza.
Nell’esprimerLe le mie più fervide congratulazioni per il meritato riconoscimento che il Capo dello Stato ha voluto attribuirLe, mi è gradita l’occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti.
Roberto Vellano
Suor Dalmazia Colombo, Missionaria della Consolata
Diocesi di Gurue
La festa del conferimento
Passano i mesi, cambia l’Ambasciatore e arriva il momento: 23 febbraio 2017.

Il nuovo Ambasciatore d’Italia in Mozambico, Marco Conticelli, invita 30 persone a un cocktail presso la sua residenza in occasione del conferimento dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia a Suor Dalmazia Colombo, giovedì 23 febbraio 2017.
i familiari, il vescovo emerito di Pemba, dom Januario, e l’attuale arcivescovo di Maputo, dom Chimoio
La famiglia Colombo non manca all’appuntamento con due aerei che partono verso il Mozambico su rotte diverse. Don Antonio dal Perù: Lima, San Paolo in Brasile, Johannesburg in Sud Africa, Maputo in Mozambico per un totale di due giorni, comprese le soste e gli intoppi per la vaccinazione della febbre gialla. Rosy e Vicente dall’Italia: Milano, Lisbona, Maputo con un totale di 15 ore, dal freddo europeo all’estate africana.
Due giganteschi carabinieri italiani accolgono con un sorriso i 30 invitati comprendendo due Vescovi, il Nunzio Apostolico, vari sacerdoti e suore missionarie, don Antonio, Rosy e Vicente. Tutti eleganti, compresa l’emozionatissima Suor Dalmazia in completo grigio.
Alle 12.30 ci troviamo nel salone di ricevimento dell’Ambasciata, tutti in piedi attorno al grande tavolo del cocktail, domina la semplicità, la familiarità e l’allegria.

nel salone di ricevimento dell Ambasciata Italiana di Maputo





Il giovane ambasciatore, da pochi mesi in Mozambico, spigliato, traccia con poche frasi il cammino di Suor Dalmazia come ponte tra Italia e Mozambico dal 1964 e ricorda soprattutto il libro di Economia Domestica, con 150 mila copie e 15 edizioni in lingue diverse, che ha fatto riflettere sia a lui che a sua moglie che dovranno correggere alcuni difetti per essere una coppia perfetta. Sorrisi e applausi per passare subito ad appuntare la Stella al neo-cavaliere e leggere la pergamena che porta la firma del Presidente Sergio Mattarella e del ministro degli esteri Paolo Gentiloni sotto lo sguardo silenzioso della bandiera italiana tricolore, affiancata da quella europea, azzurra con le 12 stelline.

Comincia lo show di Dalmazia che si muove per tutta la sala dicendo subito: “Senza di voi io non sarei mai arrivata qui! Voi rappresentate le categorie di persone che ho incontrato nel mio cammino in Mozambico”. Il primo saluto è per una donna semplice che lei ha aiutato quando era piccolissima, con i piedi deformati e tanta tristezza a duemila chilometri da qui, in Mepanhira, un piccolo villaggio del Nord, cinquant’anni fa. La “piccola” ora è qui, cammina bene, ha un lavoro, un sorriso e tanta dignità, emozionatissima. “Non ci siamo mai perse di vista in tutto questo tempo”. Muovendosi qua e là per la sala (come un’attrice vera, commenterà una giovane suora keniana) ha parlato per mezz’ora, presentando due Vescovi, i missionari, le consorelle e un dottore che aveva conservato il famoso libro di Economia Domestica, tutto consumato dall’uso, della prima edizione ciclostilata in Italia nel lontano del 1971. “Ma non vedo i miei ex studenti universitari…”. “Siamo qui” risponde subito l’avvocata Savinia con accanto padre Sapato ora vice rettore della Università Cattolica del Mozambico. Le suggerisco con diplomazia: “Ma ti stai dimenticando del rappresentante del Papa…”. Con naturalezza dice, “Ah, sì è vero, non lo conosco ancora, ricordo di più il primo, Mons. Colasuonno…”. Nel frattempo i camerieri offrono pasticcini, coppe di champagne, tè, con un sorriso. Non finisce la cerimonia perché tutti ne approfittano per conoscersi, per scambiare una battuta, magari un lungo abbraccio dopo anni e anni passati tra una guerra e l’altra. L’Ambasciatore, passando da un gruppetto all’altro, si assicura che tutti si trovino a loro agio. Si vede una chiesa mozambicana viva, che non recrimina il passato e guarda verso il futuro con questo nuovo cavaliere di 80 e più anni che svolazza come una farfalla. Riesce anche a farsi pubblicità: “Ecco qui padre Alvaro, ha scritto un libro storico sul Niassa, io invece ho fatto quello con il taglio pastorale, li presentiamo lunedì 27 febbraio, vi aspetto all’Ambasciata portoghese”.
Mi sono divertito anch’io ritrovando persone dopo 40 anni, riannodando colloqui interrotti per i momenti difficili passati in questo paese. Vedo gli occhi spalancati e pieni di serenità di Vicente e Rosy che avevano lasciato il paese con una grande ferita nel cuore nel 1976.
Naturalmente tutti vogliono fare una foto con lei la neo-cavaliere da inviare subito agli amici su Facebook o con il moderno Whatsapp. Tra il verde e i fiori del giardino dell’Ambasciatore gli ultimi scatti di questa bella cerimonia. Grazie Italia, grazie Mozambico, grazie Chiesa Cattolica.

Una stella in più brilla nel mondo.
Una festa per due libri
Un altro invito parte da un’altra Ambasciata, quella del Portogallo, in collaborazione con l’editrice delle Paoline. Un avvenimento storico, culturale e religioso da non perdere. Un’altra occasione per conoscere questo paese, la sua storia, le sue peripezie e la sua forza interiore sullo slancio di due pionieri missionari italiani, padre Calandri e padre Miotti, che il 26 marzo del 1926 hanno celebrato la Prima Messa, quasi di nascosto nella regione del Niassa. Gli anni passano e il seme cresce con la bella realtà attuale di una Diocesi, quella di Lichinga che ha già festeggiato i suoi 50 anni con oltre 230.000 cattolici!





gli autori con il Rettore dell’Università di Maputo

Due libri presentano questa crescita sul piano storico-politico e quello religioso–pastorale. Padre Alvaro Lopez, colombiano della Consolata, è l’autore della prima parte con ricerche negli archivi del Portogallo, del Vaticano, della Diocesi fino al 1962. Suor Dalmazia ha scritto il secondo: ”Passi profetici della crescita dal 1963 al 2015” scavando nella sua memoria di testimone oculare da quando ha messo piede in quella regione del nord del Mozambico nel lontanissimo 10 gennaio 1965.
Oggi è una festa per la Chiesa in Mozambico con le porte spalancate della sede culturale del Portogallo per accogliere circa 150 persone, cosa mai vista per la presentazione di un libro. Ambiente elegante dove aggiungono sedie dopo sedie per accomodare tutti. Anche al tavolo della presidenza ci vuole una sedia in più: l’arcivescovo Monsignor Chimoio di Maputo, il vescovo di Lichinga, l’ambasciatrice del Portogallo, i due autori e il coordinatore padre Rafael Sapato della Università Cattolica. Il segretario del Nunzio Apostolico, il dottor Mazula, Rettore dell’Università statale e padre Tavares, devono accontentarsi della seconda fila, al mio fianco.
Riempiono la sala missionari, suore, seminaristi cattolici e anglicani, amici, laici con tanti colori, tante nazionalità, diverse tappe della vita, in un clima di gioia serena ben sapendo che storia difficile e sofferta ha accompagnato la Diocesi che ora cammina in libertà e a testa alta. Il sangue dei suoi martiri ha davvero dato forza a chi continua il cammino.
Al microfono si susseguono con brio i vari oratori che non sono dei freddi storici ma persone che hanno colto il cammino umano e cristiano della chiesa locale. Spicca l’immagine di una Chiesa che ha scritto le varie tappe della sua crescita come quattro vangeli con la personalità dei suoi quattro vescovi che hanno guidato la diocesi uno dopo l’altro. Hanno tutti vissuto il cammino della croce per la storia politica che ha visto la guerra per l’indipendenza, l’euforia della libertà, la persecuzione religiosa, la guerra civile e la sospiratissima pace del 4 ottobre 1992.
Suor Dalmazia parte lentamente ma poi… chi la ferma nel suo parlare diretto, vivace, emotivo? Ricorda il miracolo dell’acqua del fonte battesimale che nel 1989 ha dissetato 200 persone asserragliate in una chiesa per tre giorni, mentre fuori continuavano gli scontri a fuoco tra Frelimo e Renamo. Lì vede il sigillo di Dio attraverso l’intercessione della beata Irene Stefani per questa Chiesa che esce dalle catacombe e può arrivare a celebrare la sua Pentecoste nel 2013 con i 50 anni della sua fondazione. Conclude, da intelligente professora, dando un compito al Vescovo attuale, Monsignor Atanasio Amisse, suo ex alunno in Seminario: “Ora tocca a te creare il quinto vangelo, le qualità non ti mancano!” Sorrisi e applausi.

il Battistero del Miracolo a Nipepe
E poi tutti a farsi firmare i libri, almeno 50 per ogni autore, con Dalmazia che ne fa qualcuno in più. Una sana concorrenza non fa male. La sala non si svuota, c’è il rinfresco con deliziosi pasticcini e l’occasione, sempre preziosa, di scambiarsi qualche parola in amicizia. Tutti sono contenti a partire dalla direttrice delle Paoline che vede un buon raccolto.
Mancava il Cardinale
“Ma non c’è il Cardinale Alessandro Dos Santos?”. “Ha 100 anni, cosa puoi pretendere?”. La risposta non mi soddisfa, io lo voglio proprio incontrare, sono certo che mi riconoscerà. Così è stato. Che abbia cento anni, uno più o uno meno, non lo sa, ma il suo volto si apre a un grande sorriso quando mi vede, subito ricordandosi di una sua visita a Milano, proprio il giorno prima del Conclave che ha eletto Benedetto XVI.




Più di un’ ora con lui che ha un passo lento, ma mani che si aprono specialmente quando ricorda i milanesi: “Non tengono le mani chiuse, le aprono, spalancano le braccia, sono generosi, sono stati loro ad aiutarmi a mettere la prima pietra della Università di San Tommaso che sta crescendo facendo un bene immenso alla nostra gioventù”. Lentamente si fa accompagnare alla sua cappella dove c’è il Padrone di casa e poi anche il suo motto vescovile: “Servire, non essere servito”. Con delicatezza ha ripreso la suorina africana che ci aveva offerto solo un bicchiere d’acqua e qualche biscotto, spingendola ad accompagnarci all’uscita, mentre lui ci seguiva con un dolcissimo sguardo.
Mi piacerebbe arrivare a cento anni così.
Don Antonio Colombo
Milano, 4 marzo 2016



