OTTOBRE CON IL SEÑOR

OTTOBRE CON IL SEÑOR

 

OTTOBRE CON IL SEñOR

Cinque processioni

 Che dice la storia

Non c’è dubbio, questa è proprio una specialità tutta peruviana immessa nella storia millenaria della Chiesa Cattolica.

Tutto parte dal Calvario quello vissuto da Gesù 2000 anni fa e rivissuto da uno schiavo nero trapiantato dall’Africa al Perù attorno al 1650. A Lima si incontra con i suoi amici e su una parete dipinge il suo dolore e la sua speranza; un Cristo in croce, naturalmente con il suo colore scuro. È un luogo di ritrovo, senza pretese, per povera gente. Nel 1655 avviene il primo terremoto di 8.1 gradi, il locale crolla, le case vicine sono rase al suolo, ma la parete di mattoni di terra con l’immagine di Cristo resta intatta. Gesù non ha abbandonato gli schiavi che trovano così il coraggio per vivere e ricostruire. Così farà il Viceré spagnolo e la Chiesa che da inizio a una processione nel 1671, mentre si susseguono terremoto e maremoti come quello del 28 ottobre 1748. Quest’ultima sarà la data centrale delle celebrazioni dando un colore speciale al mese, il viola, come in Quaresima. In spagnolo si dice semplicemente: “Señor de los Milagros”.

La sua devozione è unica e imparabile nel tempo storico del Perù e del mondo.

 Finalmente Huacho

Dal Calvario di Gerusalemme, con sosta a Lima nella attuale Chiesa del Nazareno, si arriva al mese di ottobre nella parrocchia Cattedrale di Huacho.

Anche Huacho ha avuto un suo devastante terremoto di 8.1 gradi il 17 ottobre 1966, con la cittadina colpita severamente, Cattedrale compresa, e 110 morti come triste bilancio.

Dal “Cristo moreno” di Lima viene l’ispirazione di fare anche qui un gruppo di devoti e una vera e propria confraternita.

La storia dice che: “Il 2 novembre 1972, nella Cappella provvisoria di San Bartolomeo, in via Leoncio Prado, il parroco Padre Oscar Cantuaria Pastor convoca un gruppo di persone devote che eleggono il Primo Presidente nella persona Raul Meza Salazar coadiuvato da 5 membri della direttiva”. In pochi, ma si comincia.

 Da quel momento fino ad adesso si guarda alla confraternita madre, quella di Lima, – non si scappa da lì– seguendo passo passo il suo regolamento, le dimensioni dei quadri, i colori dei vestiti, eccetera.

Per Huacho il giorno centrale sarà il 18 ottobre per dare a tutti la possibilità di essere in Lima per il 28 ottobre con la processione delle processioni che congrega come minimo 500.000 fedeli e invade il centro di Lima fino alla casa del Presidente del Perù. Ho ancora nel cuore e negli occhi la mia partecipazione nel 2010, quando il Cardinale Cipriani aveva detto: “Signore dei miracoli guarda a questo popolo che è pazzo per te”.

 Processione, domenica 1 ottobre

 Il prologo include tutti gli incontri mensili, sempre il giorno 18, con la Messa e la assemblea, generalmente abbastanza vivace, per preparare tutto il programma e pagare la quota annuale al tesoriere: Senza soldi non può camminare il Signore dei miracoli.

Non so quante copie del trittico illustrativo hanno distribuito, ce ne vogliono almeno 10.000 e oltre, tutti vogliono averlo in mano per poter seguire passo passo il Señor.

Sabato 30 settembre una grande novità: i bambini vestiti di viola. Sempre sono venuti mamme o nonni a chiedere di benedire abitini piccoli, medi e alti per i loro figli. Alla direttiva è venuta l’idea di tentare di ufficializzare questa devozione per formare un gruppo “infantil” con tanto di piccola portantina, sempre del Cristo moreno. Quasi 100, lattanti compresi, erano presenti alla loro Messa, hanno fatto la promessa e caricato a spalle Gesù in un giro della Piazza d’Armi. Non tutti osservavano il perfetto silenzio, ma certamente tutti hanno saputo cantare con voce quasi intonata l’inno al Señor, puntando lo sguardo all’immagine sacra. Lanciare semi è sempre come sognare.

Domenica 1 ottobre il via ufficiale con la Messa solenne alle 10. Nella Cattedrale spicca il colore bianco del velo delle donne e il colore viola dei vestiti degli uomini. Tocca a me come “assessore spirituale della confraternita” celebrare, predicare e benedire il primo gruppo incaricato ufficialmente per questa giornata, tocca alle donne della seconda quadriglia. Al momento della elevazione il suono armonioso della banda accompagna l’adorazione del Corpo e Sangue di Cristo.

Ci vogliono almeno 15 minuti per sistemare i fiori, collocare bene le insegne e ordinare secondo l’altezza le 44 donne che porteranno a spalla la portantina con quattro lunghe stanghe di legno massiccio come si usavano per la sedia gestatoria dei Papi: Chi se ne ricorda? Da qui in avanti userò il termine tecnico di “anda che ha significato religioso paragonabile all’arca dell’Alleanza di Mosè.

Tre tocchi di martelletto alla campanella fanno scattare il primo difficile movimento dell’alzata dell’anda. Difficile ottenere un sincronicità perfetta, sempre si inclina di qua o di là mentre un battimani spontaneo echeggia nella Chiesa. Però prima andare per le strade di Huacho si deve chiedere la benedizione del Cristo in croce e della Madonna con le sette spade, posizionati nei rispettivi altari. Già, come si fa l’inchino primo all’uno poi all’altra con tutto quel peso addosso, si tratta dii tonnellate? Ci vuole destrezza, sforzo fisico, fede, ponendo massima attenzione ai tocchi della campanella per eseguire la manovra del su e giù con le 24 donne davanti che s’abbassano fin quasi a inginocchiarsi, mentre le altre 24 dietro stanno diritte in piedi, sempre al ritmo della musica della banda. Sono circa 10 minuti che lasciano il fiato sospeso, occorre essere presenti per capire. Finalmente la campanella dà due tocchi per fermarsi e abbassare l’anda. Tensione, sudore e respiro come a dire: “Ce l’abbiamo fatta”.

Tocco di campana per avanzare a passo lento e ritmato fino alla porta della Chiesa, che si attraversa caricando a braccio per via dell’altezza dei quadri. Tutti fermi per cantare l’inno nazionale, mano al petto e sguardo puntato su di Lui, è un Gesù peruviano, la bandiera bianca e viola della confraternita che si combina armoniosamente con la bianco-rossa nazionale.

Siamo nell’atrio per passare sotto l’arco maestoso delle tre torri del campanile. La calca è impressionante, nessuno però si lamenta, passa il Re dei Re, anche i bambini sono contenti. La manovra più rischiosa è scendere i 10 gradini fino alla Piazza centrale. Le 42 donne riposano un po’, tocca a 24 uomini mettere tutti i loro muscoli, sempre guidati dalla devozione e dalla campanella, ben sapendo che basta poco per scoordinarsi facendo sbandare tutto paurosamente. Anche qui: ”Ce l’abbiamo fatta” per la gioia delle centinaia e centinaia di persone che avevano puntato occhi ansiosi su di loro, si meritano applausi prolungati e l’urlo di Viva il Signore dei miracoli, hurrà, hurrà..

Il maestro di cerimonia controlla l’orologio, sono le 11.45, sono passati 30 minuti per solo 50 metri.

Ogni processione inizierà sempre così, per la gioia dei fotografi, di ciascuno che ha un cellulare, una vecchia camera fotografica, o una modernissima telecamera che trasmette in diretta come in mondovisione a parenti che sono in Spagna, Stati Uniti, Australia, Milano, Londra e Tokio.

 

Il primo percorso

Non si possono toccare i 4 punti cardinali perché a ovest c’è l’Oceano Pacifico a solo 200 metri, sotto lo sguardo del “Signore Crocefisso del mare” nella Cappella a strapiombo sulla spiaggia. Nella storia, anche recente, ci sono stati problemi tra le confraternite dei due Señores, ma quest’anno si firma la pace. Per gli impegni di Messe e Confessioni io non partecipo agli incontri, agli inchini reciproci, alla sfilata insieme lungo la stessa via, agli spari dei mortaretti, all’allegria della gente. Testimoni confermano che tutto si è svolto serenamente, così come il momento folcloristico in omaggio al Señor da parte della quadriglia n. 2 al completo, le donne che mettono la spalla e quelle che offrono incenso.

Queste sono le soste programmate, mentre tante altre nascono dal cuore delle famiglie o di diverse istituzioni.

Per concludere la giornata spiego come avanza l’anda portata a spalla, mentre i piedi hanno un passo ritmato variabile dai 10 centimetri al mezzo metro di lunghezza. Personalmente non riesco a farlo bene bene ma so che è un’alternanza di tacco e punta che ti fa guadagnare solo qualche centimetro, sempre tutti i 24 o 42 agli ordini del maestro di cerimonia con il martelletto della campana in mano e i suoi secchi ordini per restare in mezzo alla carreggiata o fare le manovre alle curve. L’andatura normale ha un passo lungo 30 centimetri, quello solenne ha movimenti in avanti, indietro e di fianco. Mai si può camminare con fretta, il tempo è per il Señor.

Senza la banda, nessuno si può muovere, ma deve essere una banda vera di prima classe, almeno con 30 elementi, riconosciuta valida dagli esperti critici della quadriglia che deve riuscire a trovare i soldi perché hanno una tariffa oraria proporzionata al loro valore. Quest’anno è arrivata una dal porto del Callao di Lima la banda chiamata “Los Autenticos del Callao”, l’altra con il nome di “Santa Maria di Moche” viene da Trujillo, distante 700 chilometri, la terza è di Huacho e la quarta dalla Nazarena di Lima.

Al momento di ricollocare il Cristo moreno sull’altare della Cattedrale, il maestro di cerimonia controlla l’orologio: è l’una del 2 ottobre, quasi 14 ore di camino.

 Processione, domenica 8 ottobre

La settimana che porta alla seconda processione del 8 ottobre ha un programma intenso, soprattutto con la celebrazione del 45 anniversario di fondazione sotto il nome di Nozze di Zaffiro 1972 – 2017. La Messa ha un momento intenso per il giuramento di 19 nuovi confratelli, quasi tutti giovani. Durante la cerimonia protocollare nel salone Pablo VI si ascolta la testimonianza di una signora della prima ora, quando la Chiesa non c’era più per il terremoto, ma la fede non si era spenta. L’amore al Cristo moreno è andato crescendo, si sta superando adesso il numero di 200 confratelli e consorelle con gli ultimi 19 appena nati che daranno vita a una nuova quadriglia, la numero 4 uomini.

C’è spazio per un concerto di musica religiosa con il cantautore famoso Luis Enrique Ascoy. Non l’ho ascoltato perché è il 4 ottobre e sono immerso nella festa di San Francesco d’Assisi, la benedizione degli animali e la Messa con gli alunni del corso d’italiano e i discendenti della Famiglia Italiana in Huacho.

 Arriva il momento della seconda processione, sempre fissata per il giorno 8 ottobre, che quest’anno cade in domenica, giorno bello per ogni sacerdote impegnato in mille modi.

In Perù coincide con una festa civile del ricordo della guerra del Pacifico contro il Cile.

Il giorno 8 ottobre 1879 si scatenò la battaglia navale di Angamos, con la morte dell’eroe Miguel Grau, comandante della Marina di guerra.

Tutta la mattinata l’ho passata nella piazzetta Miguel Grau con il capitano della Marina, tutte le autorità civili della Regione per vivere insieme il momento intenso del suono della tromba per il silenzio, alle 9:55, ora storica indimenticabile. Subito dopo ha letto la pagina del Vangelo di Gesù che cammina sulle acque, una breve omelia e una benedizione rivolto al mare. Almeno venti corone di fiori sono stati collocati ai piedi della statua dell’almirante Miguel Grau. Non mi sono fermato per la sfilata civico – militare.

Sono tornato alla Cattedrale alle 11,30 in tempo per assistere al momento della discesa dei gradini verso la Piazza d’armi. Sempre tanta gente, tanto colore, tanta musica e fede.

La direzione del percorso prevede un incontro con un altra processione del Cristo moreno a due chilometri di distanza. Con calma, con soste davanti agli altarini delle famiglie, omaggi floreali con il ballo tipico della marinera, sono arrivati alla Cappella della urbanizzazione 18 ottobre. Lì c’è una confraternita sorella, che venera lo stesso Señor e lo porta a spalla per le vie della stessa città, in giorni e orari coordinati. Non si disturbano, anzi hanno la gioia di incontrarsi e salutarsi varie volte in questo mese.

Le foto dicono che è stato un altro momento religioso ricco di preghiere, di canti e di scambi di piccoli doni e fiori con il “Señor de los milagros 18 de octubre”. In quella zona anche gli alberi sono dipinti di viola con un numero di catenelle che pendono dai rami, sempre con i colori ufficiali

Il sacrestano Lucito mi ha detto che sono tornati molto dopo la mezzanotte. “Tutto bene, padre, li ho aspettati, nessun problema, erano solo stanchi.”

Totale: 14 ore di camino.

  PROCESSIONE, MERCOLEDÌ‘ 18 OTTOBRE

La giornata centrale per Huacho, è il mercoledì 18 ottobre. Tutti si preparano per l’appuntamento con la novena, l’esposizione storica e fotografica della Confraternita, la vista all’Ospedale Regionale, la festa per i bambini, l’innalzamento della bandiera nazionale, la visita al cimitero e le confessioni. A dire il vero non abbiamo avuto tanti “clienti” che si siano messi in ginocchio, anche se nel dépliant ogni giorno era scritto: “7,30 pm. confesiones”. Toccherà al Señor dall’alto della croce parlare al cuore di ciascuno dei membri e dei devoti. Si può sempre ricevere questo sacramento del perdono, lungo tutto l’anno.

Sono le 6 del mattino, la Cattedrale è piena, con un posto per me in prima fila con il mio vestito viola da confratello. Stavolta si comincia presto con la presenza del Vescovo Monsignor Antonio Sanatarsiero, del Sindaco Umberto Barba Mitrani, del Capitano della Marina Richard Fuchs Vàsquez e i fotografi ufficiali e no.

Mi godo la Messa dando uno sguardo all’altare e l’altro fissandolo sul quadro con i cinque personaggi: Cristo con gli occhi chiusi, le macchie di sangue che commuovono la Madonna e fanno piangere la Maddalena. Il coloro cupo scuro della parte bassa aiuta a vedere nella parte alta i piccoli spiragli di luce del sole e della mezzaluna con la nuvola aperta dove sta Dio Padre e la colomba dorata dello Spirito Santo. Non mi distraggo dalla Messa, anzi. Il Vescovo stimola tutti noi a guardare a questo Señor e ad essere missionari raggiungendo più gente possibile. Era stato proprio lui a spingere la confraternita a passare da 3 a 5 processioni “Come si fa in Lima”.

L’unione tra la Messa e la processione si realizza con il canto dell’inno ufficiale che sgorga spontaneamente dal cuore e dalla voce di tutti: “Signore dei miracoli veniamo a te con devozione, con passo sicuro, tutti uniti, donaci la tua luce, tu sei il faro che guida la nostra a vita…” L’applauso è continuazione del canto che spinge a mettere in moto la processione. La tensione della Messa si scioglie nel sorriso quando ognuno saluta l’altro contento. Il fotografo ha fissato l’incontro a tre: Il Sindaco, il Capitano della Marina e don Antonio. La foto è sul Facebook ufficiale della Municipalità.

 

Il terzo percorso

Tocca alla quadriglia numero uno eseguire il cerimoniale e condurre Gesù in Piazza.

Le campane suonano ininterrottamente, sono le 8.in punto.

Proprio difronte alla Cattedrale c’è il primo palco dove stanno già seduti gli anziani della quadriglia, tutti da 70 anni in su. A loro il grazie per aver fondato la prima quadriglia nel lontano 1972 continuando ad accompagnare il Señor, anche seduti in una carrozzella. Sono una ventina, ricevono un diploma, un cero, una medaglia e un applauso. Scorrono le lacrime. Ho il tempo di dire: “ Settimana scorsa la piazza si è riempita di tifosi della nazionale di calcio, oggi la piazza è piena di tifosi speciali, quelli del Cristo moreno!”. “Bel colpo, padre.” mi dice sottovoce un periodista (giornalista).

Il maestro di cerimonia controlla l’orario, sono le otto e mezza.

Dopo solo 50 metri una sosta tradizionale: tutto lo staff regionale del Ministero dell’Educazione. Il Direttore rivolge un saluto al Señor, le professoresse leggono le preghiere di intercessione, offrono un vaso di fiori e una offerta, eseguiscono un canto e 24 professori si caricano a spalla l’anda. Tanta è la folla che non sono riuscito a vedere la scolaresca con le bandierine bianco-viola.

Al ritmo della banda di Trujillo il Señor avanza altri 100 metri, lo sta aspettando il Sindaco sul palco del Municipio. Noto una difficoltà nei professori nell’eseguire la manovra della curva, ma c’è sempre pronto lo staff della confraternita a dare una drizza.

Tocca agli impiegati e lavoratori del Municipio piazzare l’anda proprio di fronte al Palazzo, tutto decorato a festa. Sul grande palco, il coro giovanile del Municipio stesso accoglie il Señor con pezzi classici in latino, per dare spazio alla voce matura della cantante di musica criolla, Lucia de la Cruz. Mi sorprende notare che il suo sguardo va direttamente al Señor non alla folla, sta pregando ed è emozionata. Lo speaker guida le persone che si alternano nelle preghierine personali fino a dare il microfono al Sindaco che dice: “Veniamo con umiltà davanti al tuo altare per rinnovare la nostra fede e alleanza con il Señor de los Milagros, la espressione più pura di peruanità che oggi ci unisce come una grande confraternita. Che la nostra fede contribuisca a irrobustire la fede degli altri per un Perù unito e una società ogni giorno più giusta.”

Anche le mie parole sono registrate nel video ufficiale: “Il Señor de los milagros è anche chiamato “dei terremoti, perché ha dato la forza a tutti per ricostruire. Qui lo possiamo chiamare Signore delle alluvioni che quest’anno hanno colpito la nostra provincia. A pochi chilometri da qui ci sono ancora famiglie che vivono sotto le tende. Signore aiutale. Tocca al Sindaco e a ciascuno di noi continuare a dare una mano, a trasmettere a loro speranza”. Dopo la benedizioni tutti siamo scesi dal palco dirigendoci direttamente al posto dell’anda. Due ballerini hanno danzato, il Sindaco ha offerto un omaggio floreale e poi ha messo la sua spalla per sollevare il Señor e aiutarlo a continuare il cammino. La campanella ha dato i suoi tre magici tocchi in unisono con le note del coro giovanile. Da ammirare l’eleganza , la finezza e la precisione di tutta la manifestazione.

Tanti altri stanno aspettando la visita del Señor, tutti i membri della Corte Giudizial e soprattutto gli ammalati dell’Ospedale del Seguro con l’appuntamento per la Messa di mezzogiorno. Tutto è pronto con tre tende per proteggere dal sole, l’altarino dove celebrare, sedie e carrozzelle, le statue di Santa Rosa e San Martino di Porres, la musica prima criolla e poi cristiana. Il Señor arriva alla una portato a spalla da infermieri e membri della Vigilanza interna. Nessuno si lamenta per il ritardo e anch’io sono contento di poter celebrare in questo Ospedale che visito ogni venerdì con un record di estrema unzione. La predica la faccio guardando al quadro unendo il dolore di Gesù a quello di oggi, sottolineando l’importanza della presenza di Maria e della Maddalena in pianto come le famiglie degli ammalati. Non dimentico che anche qui esiste il reparto della speranza con ginecologia e i bimbi che nascono.

La confraternita è sparita perché l’Ospedale ha preparato cibo e bevanda per loro.

Quanti si avvicinano all’anda e soprattutto mi chiedono la benedizione che faccio con un segno di croce sulla fronte. Qui scattano la foto che più mi piace e scelgo come ricordo del 2017: sotto lo sguardo del Señor benedico una giovane donna con volto che sprizza semplicemente gioia.

Alle 14 si riprende il camino sotto un sole forte che brilla in un cielo intensamente azzurro, cosa rara da queste parti. A tre chilometri di distanza li aspetta un altro Señor conosciuto come quello della Esaltazione della Cappella Cruz de Cano.

Sempre il sacrestano Lucito mi dirà che il Señor è rientrato a casa all’una di notte.

Dalle sei del mattino all’una del giorno successivo, un totale di 19 ore!

Si vede proprio che tutti Lo vogliono, tutti Lo cercano, tutti Lo pregano.

 

Processione, sabato 28 ottobre

Prologo è l’incontro con il Señor della Hurba 18 di ottobre che viene a felicitarsi con il Señor della Cattedrale che ha compiuto i 45 anni di fondazione. Ciò conferma che le statue sono sempre considerate persone viventi, che si parlano, si salutano e si fanno regali.

Prologo è anche il pranzo offerto agli 80 commensali della Mensa parrocchiale. Cibo squisito e abbondante, servito da camerieri svelti e sorridenti.

Sabato 28 alle 9 celebra padre Jesùs, io confesso e poi accompagno il momento sempre unico della partenza. Guida il gruppo la prima quadriglia femminile che include quelle dedicate a incensare il Señor per tutto il percorso. Vestite di viola, portano in testa un velo bianco che scende a coprire metà persona, al collo una medaglia e sul petto il distintivo della confraternita. Nella mano destra alzata hanno l’incensiere con il carbone acceso che sprigiona il fumo profumato che il vento muove come vuole. Particolare interessante è che stanno davanti all’anda, ma camminano all’indietro con lo sguardo perennemente rivolto al Señor, volto serio concentrato nella preghiera personale. Al seguito ci sono le incaricate per controllare il carbone, la fiamma, l’incenso, lavoro eseguito senza scambiarsi una parola che disturbi la preghiera. Sono loro le vere guardie del corpo del Señor, non l’abbandonano un istante.

È sabato, ho un matrimonio a mezzogiorno e uno alla sera. La processione entra nella scuola dei religiosi della Merced e in quello statale tecnico industriale Paulo Paulett. Alla Merced la banda e la sinfonica hanno fatto un piccolo concerto. Non so come si è svolto l’omaggio al Paulett.

Ha poi raggiunto la lontana parrocchia della Sagrada Familia, ben accolta dal suo parroco padre Juan. Sulla via del ritorno il Señor si è fermato davanti all’altarino di un mio amico infermiere che poi mi ha poi detto: “Padre, io ho 60 anni, è la prima che il Señor vede la mia casa. Sono immensamente felice”. Non ho visto l’omaggio offerto proprio dalle donne dell’incenso. Cercherò di comperare il video che la confraternita sempre edita.

Il Señor è tornato a casa alle tre del mattino, incredibile!

 Processione, martedì 31 ottobre

Prologo: un altro pranzo offerto agli 80 amici della mensa parrocchiale e un leggero aumento nelle confessioni per essere con cuore leggero per l’ultima processione.

È martedì 31 ottobre, tocca alla terza quadriglia di cui sono membro. Sono contento e nello stesso tempo preoccupato per possibili risvolti sulla mia salute.

Alle 10 è in programma la Messa ma la Chiesa è mezza vuota. Cominciamo a dire il Rosario. Alle 10,20 inizio un po’ teso per sciogliermi a poco a poco soprattutto quando alzo l’Ostia accompagnato dalla musica allegra e decisa della banda “ la selecta y clase” di Huacho. Per l’inno al Señor de los Milagros raduno tutta la mia quadriglia attorno al quadro, lì troviamo l’energia per essere missionari per le vie della città: “Uniti, una sola forza, facciamo grande il nostro Perù”. Siamo più di trenta dai 18 ai miei 77 anni! Hanno lasciato il lavoro (anche dall’estero) per essere qui come amici, compatti. Ne mancano due, già volati in cielo per strade diverse, uno anziano e l’altro giovane.

Non partecipo ai momento degli inchini al Cristo Crocefisso e alla Madonna dolorosa, per riservare le forze per i 50 metri che vanno dall’altare alla Piazza. Anche per noi vale il tocco della campanella, pronti – via. Mi mettono in prima fila, siamo tutti alti e forti.

Non vedo più nessuno, pensò solo a quel Señor che sta sulle mie spalle e vuole camminare grazie ai nostri passi lenti e ritmati. Sento una pace nella cuore e qualche scricchiolio nel corpo. Facciamo 3 soste e impieghiamo circa 20 minuti per arrivare sotto l’arco del campanile. Qui mi fermo, sereno. Apro gli occhi e vedo tante e tante persone di ogni età e colore, la fede è sempre dentro nei cuori degli uomini.

 Ci sono state tantissime foto ma anche tanti commenti alle radio, alle televisioni oltre a interessanti articoli sui giornali. Ne prendo uno e lo traduco così come è dal Diario judicial regional ASI del 2 novembre. Si tratta di un paginone intero, con una foto grande e due piccole, peccato siano in bianco e nero.

ULTIMA PROCESSIONE DEL SIGNORE DEI MIRACOLI

 Una grande moltitudine si concentrò nelle diverse strade di Huacho per accompagnare la processione nel suo ultimo tragitto.

La sacra immagine ha ricevuto le preghiere di migliaia di fedeli che lasciarono tutto per seguire con fervore il Cristo moreno fino all’entrata della Cattedrale dove starà fino al prossimo anno. Fin dal mattino presto si è potuto apprezzare una grande quantità di fedeli sperando l’inizio della processione e poi al di fuori del tempio aspettando la sua entrata. Con il passare delle ore si poteva osservare come sempre più famiglie si univano alla processione, cercando spazio tra la gente per potersi avvicinare il più possibile all’anda, sia per ringraziare come per chiedere al miracoloso Cristo. Incluso dall’interno della propria casa aspettavano che la sacra immagine passasse per le proprie abitazioni o negozi, dove molti fedeli hanno preparato un piccolo altare in suo onore. Da parte sua la Municipalità provinciale ha organizzato un concerto e la danza armoniosa della marinera in suo onore. Allo stesso modo le differenti quadriglie si organizzarono per ricevere il Signore con il massimo onore, con decorazioni speciali per questo giorno, tappezzando di stupendi fiori viola e bianchi le vie attorno alla Piazza d’Armi. Come tocco finale c’era una struttura a forma di corona viola all’entrata della Cattedrale. Quando finalmente arrivò il Cristo di Pachacamilla (zona dove sta la immagine originale), vari devoti si emozionarono fino alle lacrime, implorando per l’ultima volta che si realizzino le loro richieste. Portato a spalla con estrema attenzione la sacra immagine entrò nella sua casa, la cattedrale di Huacho.

 

Le ultime tre ore

Un tassista mi dice: “Padre, avesse visto che festa hanno fatto al Señor quelli del mercato e nella vie dove si stazionano gli ambulanti. Fiori, canti, danze, mortaretti, preghiere…”

Mi sono coperto il più possibile mettendomi anche la giacca e un cappello di lana per poter anch’io dare il saluto riunendomi al mio gruppo alle ore 23. Pensavo che la processione fosse già in Piazza, certo non era lontana non più di 300 metri. L’ho trovata in via Palma con il Señor stretto da tutti i lati da famiglie, bambini, giovani, uomini, donne, anziani, tutti insomma. Mi hanno lasciato passare fino a raggiungere il gruppo che lo stava portando mentre una musica speciale si sprigionava, era nientemeno che la Banda di Lima “la Nazarena”. Non c’era nessun segno di fretta o di stanchezza. Nei momenti di sosta invitavo a pregare o davo la benedizione in fronte a chi me la chiedeva. I più fortunati facevano innalzare il loro bimbo fino quasi a toccare il Señor. Sentivo un pericolo in agguato per i mei bronchi, il fumo dell’incenso. Si avanzava sempre a passi al ritmo del protocollo, sia i portatori che i fedeli. La devozione e il silenzio non sono mai venuti meno, nemmeno sulla via 28 luglio del commercio e ristoranti. Quasi alla una si arriva in Piazza d’Armi all’altezza del Municipio sempre adornato di bianco – viola. Siamo accolti da musica criolla, è il suo giorno, non stona. L’ultimo omaggio tocca alla Accademia Alianza Lima, con tamburi da stadio, lo stemma del club di Lima come manto fiorito ai piedi del Señor, preghiere e invocazioni per il mondo dello sport.

Ultimi passettini tocca al mio gruppo, io mi limito a toccare le stanghe, mentre noto che un drone ci sta filmando dall’alto trasmettendo le immagini su uno schermo gigante. Si è al momento conclusivo con la benedizione ai quattro angoli del mondo. Non sono io a benedire, ma è Lui spostato con delicatezza sotto la grande corona viola. Manovre eseguite alla perfezione mentre scoppiano nel cielo gli immancabili fuochi artificiali. Ci sono ancora canti, ci sono ancora preghiere e l’ultima danza sempre della marinera eseguita da una giovane coppia cresciuta sotto lo sguardo del Señor.

Commossa è la voce del Presidente Freddy Diaz Zarate che ha accompagnato il Señor per tutte le cinque processioni, sempre con gli occhi apertissimi a tutti i movimenti. Ora dovrà accompagnare il Señor al suo altare, un’altra mezzora di passettini.

Sento freddo, ma aspetto fino all’ultimo per ringraziare tutti, partendo dal Signore che certamente è contento del suo popolo di Huacho che a migliaia lo circonda.

 Sono le due del mattino del giorno dei Santi.

La processione non ha mai guardato all’orologio.

 

Don Antonio Colombo

 

Huacho 8 novembre 2017

 

 

P.S. Questo lungo articolo è stato scritto con calma grazie alla febbre che mi ha bloccato in casa per qualche giorno. Il Señor lo sa.

 

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