alzando lo sguardo … da Torino

ALZANDO LO SGUARDO …da Torino

Settembre 2017

Quando ai primi di marzo venni in Italia per normali vacanze, tutto avrei immaginato tranne che, ancora una volta, avrei dovuto salutare il Mozambico.

Era già avvenuto nel 2000, quando fui chiamata per la redazione della rivista “Andare alle genti”, ma con una differenza. Allora avevo “patteggiato”: al massimo cinque anni. Ne passarono dieci prima di tornare in Mozambico. Alla nuova chiamata per il servizio nell’Ufficio – offerte e progetti delle Suore Missionarie della Consolata, a Torino, accettai, e feci un calcolo. 81 + 5… i miei anni. Allora, anziché patteggiare quanti anni, come quel tale che disse a Gesù che lo avrebbe seguito … prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia, chiesi di poter salutare la mia casa in Mozambico utilizzando il biglietto di ritorno, non rimborsabile. Al contrario di quanto rispose Gesù all’uomo di non voltarsi indietro, la Madre generale mi rispose: Va tranquilla, arrivederci a settembre!

Trascorsi un mese abbondante in Mozambico. Arrivai fino alla Missione di Muliquela, la mia casa. Le sorelle erano a conoscenza, ma alla Comunità cristiana lo tenni nascosto per qualche giorno, poi sputai il rospo.

Furono giorni intensi quelli trascorsi a Muliquela. Dedicai quei giorni in particolare alla formazione del gruppo delle Animatrici che avrebbero dato continuità al Progetto di Formazione nelle comunità rurali. Rividi con immenso piacere i bambini malnutriti del Sostegno a distanza: quelli ormai fuori pericolo e i nuovi arrivati, assicurando tutti che non li avrei abbandonati. Ed ora eccomi qui in Casa Madre, delle Suore Missionarie della Consolata, in via Coazze, 1 TORINO.

Casa Madre: un po’ di Storia

Nel linguaggio delle Congregazione religiose, per Casa Madre, si intende la Culla dell’Istituto. La casa dove i primi membri si formarono sotto la guida del Fondatore o della Fondatrice. Non è sinonimo di Casa generalizia, dove risiede la superiora generale e il suo consiglio. Possono coincidere ma non necessariamente. E’ quanto avvenne nel nostro Istituto.

Dalla Fondazione nel 1910 al 1957, la Casa Madre era anche Casa Generalizia, ma questa, nel 1958 si trasferì a Grugliasco in Corso Allamano e, dal 1996, si trova a Nepi, in provincia di Viterbo.

La Casa Madre non è trasferibile. Sta all’origine della fondazione degli Istituti religiosi, la loro terra natale. Non museo, ma terra santa che ogni religioso/a anela conoscere, sostarvi almeno una volta nella vita. Non so se sia per tutti, ma noi Missionarie della Consolata, essendo state riconosciute civilmente come Entità Giuridica a Torino, conserviamo qui la Sede legale. Per questo, oltre alla finalità religiosa della sua esistenza, la casa Madre svolge attività legali. Così si spiegano in essa la presenza di uffici, come quello nel quale sono stata chiamata a lavorare, ossia l’ufficio di Offerte e Progetti per il Sostegno delle Opere delle Missionarie.

Il legame fra la Casa Madre dalla quale sono partite, nel 1913, le prime Missionarie della Consolata per il Kenya e in seguito le altre centinaia e centinaia sparse in tutti i Continenti ( io stessa parti da qui il 29 ottobre 1963), e le sorelle sparse nel mondo è sempre stato forte anche nello scambio di notizie tra il Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, Casa Madre e i missionari e le missionarie all’estero.

Agli inizi il canonico Allamano si servì della rivista ufficiale del Santuario della Consolata, poi, nel 1919 fondò, ad uso interno dei Missionari e delle suore Missionarie della Consolata, il “DA CASA MADRE”, che compie quest’anno 98 anni di età. Ma a quanto pare, alle prime sorelle non bastava. Portavano in cuore le parole del Padre Fondatore : La Casa Madre è sempre un caro nido e, quando dovremo andare in missione, un certo rincrescimento deve prenderci al pensiero di lasciarla. Ricordate sempre quel masso di pietra da cui siete state staccate.

Le lettere dalle missioni venivano lette in comunità e ad esse rispondevano. Ma, per l’intensificarsi delle richieste di notizie e trovandosi nell’impossibilità di esaudirle, le suore inventarono un supplemento al “Da CASA MADRE” con la testata :

ISTITUTO DELLA CONSOLATA PER LE MISSIONI ESTERE

Filo d’oro tra la culla e il campo,

Alle SORELLE D’OLTREMARE

Nell’editoriale del primo numero 1923 leggiamo: E’ con grande gioia che redigiamo queste colonne, pensando a voi sorelle, le quali, dal lontano campo d’apostolato potranno seguirci riguastando un po’ la vita di Casa Madre. Vengano accolte queste notizie con l’amore col quale le trasmettiamo.

Per tanti anni, le Missionarie della Consolata, partivano da Casa Madre ad vitam. L’addio era un addio per sempre. E molte sorelle delle prime generazioni, fedeli al motto, non tornarono in Patria neppure per le vacanze in famiglia. Nel 1948, Casa Madre ebbe l’emozione di accogliere fra le sue mura il Primo Capitolo Generale, canonicamente indetto e fu in quell’occasione che fu stabilito il “ritorno in patria per vacanze”. Le prime avevano 35 anni di missione ininterrotta. La maggioranza, oltre i 30. Quando partii nel 1963, la norma era ogni 15 anni. Poi continuo ad abbassare. Io rividi Casa Madre dopo 10 anni, ed ora si ritorna ogni tre. Ieri come oggi, Casa Madre è stata la Casa d’accoglienza da dove, come nella casa natale si arriva e si va. O si resta per un servizio, come è accaduto ora a me.

Ed è da questa Casa che riprendo la corrispondenza, sotto forma di cronaca, per www.sullarcadinoe2.it

suor Dalmazia 

   

  

OTTOBRE CON IL SEÑOR

 

OTTOBRE CON IL SEñOR

Cinque processioni

 Che dice la storia

Non c’è dubbio, questa è proprio una specialità tutta peruviana immessa nella storia millenaria della Chiesa Cattolica.

Tutto parte dal Calvario quello vissuto da Gesù 2000 anni fa e rivissuto da uno schiavo nero trapiantato dall’Africa al Perù attorno al 1650. A Lima si incontra con i suoi amici e su una parete dipinge il suo dolore e la sua speranza; un Cristo in croce, naturalmente con il suo colore scuro. È un luogo di ritrovo, senza pretese, per povera gente. Nel 1655 avviene il primo terremoto di 8.1 gradi, il locale crolla, le case vicine sono rase al suolo, ma la parete di mattoni di terra con l’immagine di Cristo resta intatta. Gesù non ha abbandonato gli schiavi che trovano così il coraggio per vivere e ricostruire. Così farà il Viceré spagnolo e la Chiesa che da inizio a una processione nel 1671, mentre si susseguono terremoto e maremoti come quello del 28 ottobre 1748. Quest’ultima sarà la data centrale delle celebrazioni dando un colore speciale al mese, il viola, come in Quaresima. In spagnolo si dice semplicemente: “Señor de los Milagros”.

La sua devozione è unica e imparabile nel tempo storico del Perù e del mondo.

 Finalmente Huacho

Dal Calvario di Gerusalemme, con sosta a Lima nella attuale Chiesa del Nazareno, si arriva al mese di ottobre nella parrocchia Cattedrale di Huacho.

Anche Huacho ha avuto un suo devastante terremoto di 8.1 gradi il 17 ottobre 1966, con la cittadina colpita severamente, Cattedrale compresa, e 110 morti come triste bilancio.

Dal “Cristo moreno” di Lima viene l’ispirazione di fare anche qui un gruppo di devoti e una vera e propria confraternita.

La storia dice che: “Il 2 novembre 1972, nella Cappella provvisoria di San Bartolomeo, in via Leoncio Prado, il parroco Padre Oscar Cantuaria Pastor convoca un gruppo di persone devote che eleggono il Primo Presidente nella persona Raul Meza Salazar coadiuvato da 5 membri della direttiva”. In pochi, ma si comincia.

 Da quel momento fino ad adesso si guarda alla confraternita madre, quella di Lima, – non si scappa da lì– seguendo passo passo il suo regolamento, le dimensioni dei quadri, i colori dei vestiti, eccetera.

Per Huacho il giorno centrale sarà il 18 ottobre per dare a tutti la possibilità di essere in Lima per il 28 ottobre con la processione delle processioni che congrega come minimo 500.000 fedeli e invade il centro di Lima fino alla casa del Presidente del Perù. Ho ancora nel cuore e negli occhi la mia partecipazione nel 2010, quando il Cardinale Cipriani aveva detto: “Signore dei miracoli guarda a questo popolo che è pazzo per te”.

 Processione, domenica 1 ottobre

 Il prologo include tutti gli incontri mensili, sempre il giorno 18, con la Messa e la assemblea, generalmente abbastanza vivace, per preparare tutto il programma e pagare la quota annuale al tesoriere: Senza soldi non può camminare il Signore dei miracoli.

Non so quante copie del trittico illustrativo hanno distribuito, ce ne vogliono almeno 10.000 e oltre, tutti vogliono averlo in mano per poter seguire passo passo il Señor.

Sabato 30 settembre una grande novità: i bambini vestiti di viola. Sempre sono venuti mamme o nonni a chiedere di benedire abitini piccoli, medi e alti per i loro figli. Alla direttiva è venuta l’idea di tentare di ufficializzare questa devozione per formare un gruppo “infantil” con tanto di piccola portantina, sempre del Cristo moreno. Quasi 100, lattanti compresi, erano presenti alla loro Messa, hanno fatto la promessa e caricato a spalle Gesù in un giro della Piazza d’Armi. Non tutti osservavano il perfetto silenzio, ma certamente tutti hanno saputo cantare con voce quasi intonata l’inno al Señor, puntando lo sguardo all’immagine sacra. Lanciare semi è sempre come sognare.

Domenica 1 ottobre il via ufficiale con la Messa solenne alle 10. Nella Cattedrale spicca il colore bianco del velo delle donne e il colore viola dei vestiti degli uomini. Tocca a me come “assessore spirituale della confraternita” celebrare, predicare e benedire il primo gruppo incaricato ufficialmente per questa giornata, tocca alle donne della seconda quadriglia. Al momento della elevazione il suono armonioso della banda accompagna l’adorazione del Corpo e Sangue di Cristo.

Ci vogliono almeno 15 minuti per sistemare i fiori, collocare bene le insegne e ordinare secondo l’altezza le 44 donne che porteranno a spalla la portantina con quattro lunghe stanghe di legno massiccio come si usavano per la sedia gestatoria dei Papi: Chi se ne ricorda? Da qui in avanti userò il termine tecnico di “anda che ha significato religioso paragonabile all’arca dell’Alleanza di Mosè.

Tre tocchi di martelletto alla campanella fanno scattare il primo difficile movimento dell’alzata dell’anda. Difficile ottenere un sincronicità perfetta, sempre si inclina di qua o di là mentre un battimani spontaneo echeggia nella Chiesa. Però prima andare per le strade di Huacho si deve chiedere la benedizione del Cristo in croce e della Madonna con le sette spade, posizionati nei rispettivi altari. Già, come si fa l’inchino primo all’uno poi all’altra con tutto quel peso addosso, si tratta dii tonnellate? Ci vuole destrezza, sforzo fisico, fede, ponendo massima attenzione ai tocchi della campanella per eseguire la manovra del su e giù con le 24 donne davanti che s’abbassano fin quasi a inginocchiarsi, mentre le altre 24 dietro stanno diritte in piedi, sempre al ritmo della musica della banda. Sono circa 10 minuti che lasciano il fiato sospeso, occorre essere presenti per capire. Finalmente la campanella dà due tocchi per fermarsi e abbassare l’anda. Tensione, sudore e respiro come a dire: “Ce l’abbiamo fatta”.

Tocco di campana per avanzare a passo lento e ritmato fino alla porta della Chiesa, che si attraversa caricando a braccio per via dell’altezza dei quadri. Tutti fermi per cantare l’inno nazionale, mano al petto e sguardo puntato su di Lui, è un Gesù peruviano, la bandiera bianca e viola della confraternita che si combina armoniosamente con la bianco-rossa nazionale.

Siamo nell’atrio per passare sotto l’arco maestoso delle tre torri del campanile. La calca è impressionante, nessuno però si lamenta, passa il Re dei Re, anche i bambini sono contenti. La manovra più rischiosa è scendere i 10 gradini fino alla Piazza centrale. Le 42 donne riposano un po’, tocca a 24 uomini mettere tutti i loro muscoli, sempre guidati dalla devozione e dalla campanella, ben sapendo che basta poco per scoordinarsi facendo sbandare tutto paurosamente. Anche qui: ”Ce l’abbiamo fatta” per la gioia delle centinaia e centinaia di persone che avevano puntato occhi ansiosi su di loro, si meritano applausi prolungati e l’urlo di Viva il Signore dei miracoli, hurrà, hurrà..

Il maestro di cerimonia controlla l’orologio, sono le 11.45, sono passati 30 minuti per solo 50 metri.

Ogni processione inizierà sempre così, per la gioia dei fotografi, di ciascuno che ha un cellulare, una vecchia camera fotografica, o una modernissima telecamera che trasmette in diretta come in mondovisione a parenti che sono in Spagna, Stati Uniti, Australia, Milano, Londra e Tokio.

 

Il primo percorso

Non si possono toccare i 4 punti cardinali perché a ovest c’è l’Oceano Pacifico a solo 200 metri, sotto lo sguardo del “Signore Crocefisso del mare” nella Cappella a strapiombo sulla spiaggia. Nella storia, anche recente, ci sono stati problemi tra le confraternite dei due Señores, ma quest’anno si firma la pace. Per gli impegni di Messe e Confessioni io non partecipo agli incontri, agli inchini reciproci, alla sfilata insieme lungo la stessa via, agli spari dei mortaretti, all’allegria della gente. Testimoni confermano che tutto si è svolto serenamente, così come il momento folcloristico in omaggio al Señor da parte della quadriglia n. 2 al completo, le donne che mettono la spalla e quelle che offrono incenso.

Queste sono le soste programmate, mentre tante altre nascono dal cuore delle famiglie o di diverse istituzioni.

Per concludere la giornata spiego come avanza l’anda portata a spalla, mentre i piedi hanno un passo ritmato variabile dai 10 centimetri al mezzo metro di lunghezza. Personalmente non riesco a farlo bene bene ma so che è un’alternanza di tacco e punta che ti fa guadagnare solo qualche centimetro, sempre tutti i 24 o 42 agli ordini del maestro di cerimonia con il martelletto della campana in mano e i suoi secchi ordini per restare in mezzo alla carreggiata o fare le manovre alle curve. L’andatura normale ha un passo lungo 30 centimetri, quello solenne ha movimenti in avanti, indietro e di fianco. Mai si può camminare con fretta, il tempo è per il Señor.

Senza la banda, nessuno si può muovere, ma deve essere una banda vera di prima classe, almeno con 30 elementi, riconosciuta valida dagli esperti critici della quadriglia che deve riuscire a trovare i soldi perché hanno una tariffa oraria proporzionata al loro valore. Quest’anno è arrivata una dal porto del Callao di Lima la banda chiamata “Los Autenticos del Callao”, l’altra con il nome di “Santa Maria di Moche” viene da Trujillo, distante 700 chilometri, la terza è di Huacho e la quarta dalla Nazarena di Lima.

Al momento di ricollocare il Cristo moreno sull’altare della Cattedrale, il maestro di cerimonia controlla l’orologio: è l’una del 2 ottobre, quasi 14 ore di camino.

 Processione, domenica 8 ottobre

La settimana che porta alla seconda processione del 8 ottobre ha un programma intenso, soprattutto con la celebrazione del 45 anniversario di fondazione sotto il nome di Nozze di Zaffiro 1972 – 2017. La Messa ha un momento intenso per il giuramento di 19 nuovi confratelli, quasi tutti giovani. Durante la cerimonia protocollare nel salone Pablo VI si ascolta la testimonianza di una signora della prima ora, quando la Chiesa non c’era più per il terremoto, ma la fede non si era spenta. L’amore al Cristo moreno è andato crescendo, si sta superando adesso il numero di 200 confratelli e consorelle con gli ultimi 19 appena nati che daranno vita a una nuova quadriglia, la numero 4 uomini.

C’è spazio per un concerto di musica religiosa con il cantautore famoso Luis Enrique Ascoy. Non l’ho ascoltato perché è il 4 ottobre e sono immerso nella festa di San Francesco d’Assisi, la benedizione degli animali e la Messa con gli alunni del corso d’italiano e i discendenti della Famiglia Italiana in Huacho.

 Arriva il momento della seconda processione, sempre fissata per il giorno 8 ottobre, che quest’anno cade in domenica, giorno bello per ogni sacerdote impegnato in mille modi.

In Perù coincide con una festa civile del ricordo della guerra del Pacifico contro il Cile.

Il giorno 8 ottobre 1879 si scatenò la battaglia navale di Angamos, con la morte dell’eroe Miguel Grau, comandante della Marina di guerra.

Tutta la mattinata l’ho passata nella piazzetta Miguel Grau con il capitano della Marina, tutte le autorità civili della Regione per vivere insieme il momento intenso del suono della tromba per il silenzio, alle 9:55, ora storica indimenticabile. Subito dopo ha letto la pagina del Vangelo di Gesù che cammina sulle acque, una breve omelia e una benedizione rivolto al mare. Almeno venti corone di fiori sono stati collocati ai piedi della statua dell’almirante Miguel Grau. Non mi sono fermato per la sfilata civico – militare.

Sono tornato alla Cattedrale alle 11,30 in tempo per assistere al momento della discesa dei gradini verso la Piazza d’armi. Sempre tanta gente, tanto colore, tanta musica e fede.

La direzione del percorso prevede un incontro con un altra processione del Cristo moreno a due chilometri di distanza. Con calma, con soste davanti agli altarini delle famiglie, omaggi floreali con il ballo tipico della marinera, sono arrivati alla Cappella della urbanizzazione 18 ottobre. Lì c’è una confraternita sorella, che venera lo stesso Señor e lo porta a spalla per le vie della stessa città, in giorni e orari coordinati. Non si disturbano, anzi hanno la gioia di incontrarsi e salutarsi varie volte in questo mese.

Le foto dicono che è stato un altro momento religioso ricco di preghiere, di canti e di scambi di piccoli doni e fiori con il “Señor de los milagros 18 de octubre”. In quella zona anche gli alberi sono dipinti di viola con un numero di catenelle che pendono dai rami, sempre con i colori ufficiali

Il sacrestano Lucito mi ha detto che sono tornati molto dopo la mezzanotte. “Tutto bene, padre, li ho aspettati, nessun problema, erano solo stanchi.”

Totale: 14 ore di camino.

  PROCESSIONE, MERCOLEDÌ‘ 18 OTTOBRE

La giornata centrale per Huacho, è il mercoledì 18 ottobre. Tutti si preparano per l’appuntamento con la novena, l’esposizione storica e fotografica della Confraternita, la vista all’Ospedale Regionale, la festa per i bambini, l’innalzamento della bandiera nazionale, la visita al cimitero e le confessioni. A dire il vero non abbiamo avuto tanti “clienti” che si siano messi in ginocchio, anche se nel dépliant ogni giorno era scritto: “7,30 pm. confesiones”. Toccherà al Señor dall’alto della croce parlare al cuore di ciascuno dei membri e dei devoti. Si può sempre ricevere questo sacramento del perdono, lungo tutto l’anno.

Sono le 6 del mattino, la Cattedrale è piena, con un posto per me in prima fila con il mio vestito viola da confratello. Stavolta si comincia presto con la presenza del Vescovo Monsignor Antonio Sanatarsiero, del Sindaco Umberto Barba Mitrani, del Capitano della Marina Richard Fuchs Vàsquez e i fotografi ufficiali e no.

Mi godo la Messa dando uno sguardo all’altare e l’altro fissandolo sul quadro con i cinque personaggi: Cristo con gli occhi chiusi, le macchie di sangue che commuovono la Madonna e fanno piangere la Maddalena. Il coloro cupo scuro della parte bassa aiuta a vedere nella parte alta i piccoli spiragli di luce del sole e della mezzaluna con la nuvola aperta dove sta Dio Padre e la colomba dorata dello Spirito Santo. Non mi distraggo dalla Messa, anzi. Il Vescovo stimola tutti noi a guardare a questo Señor e ad essere missionari raggiungendo più gente possibile. Era stato proprio lui a spingere la confraternita a passare da 3 a 5 processioni “Come si fa in Lima”.

L’unione tra la Messa e la processione si realizza con il canto dell’inno ufficiale che sgorga spontaneamente dal cuore e dalla voce di tutti: “Signore dei miracoli veniamo a te con devozione, con passo sicuro, tutti uniti, donaci la tua luce, tu sei il faro che guida la nostra a vita…” L’applauso è continuazione del canto che spinge a mettere in moto la processione. La tensione della Messa si scioglie nel sorriso quando ognuno saluta l’altro contento. Il fotografo ha fissato l’incontro a tre: Il Sindaco, il Capitano della Marina e don Antonio. La foto è sul Facebook ufficiale della Municipalità.

 

Il terzo percorso

Tocca alla quadriglia numero uno eseguire il cerimoniale e condurre Gesù in Piazza.

Le campane suonano ininterrottamente, sono le 8.in punto.

Proprio difronte alla Cattedrale c’è il primo palco dove stanno già seduti gli anziani della quadriglia, tutti da 70 anni in su. A loro il grazie per aver fondato la prima quadriglia nel lontano 1972 continuando ad accompagnare il Señor, anche seduti in una carrozzella. Sono una ventina, ricevono un diploma, un cero, una medaglia e un applauso. Scorrono le lacrime. Ho il tempo di dire: “ Settimana scorsa la piazza si è riempita di tifosi della nazionale di calcio, oggi la piazza è piena di tifosi speciali, quelli del Cristo moreno!”. “Bel colpo, padre.” mi dice sottovoce un periodista (giornalista).

Il maestro di cerimonia controlla l’orario, sono le otto e mezza.

Dopo solo 50 metri una sosta tradizionale: tutto lo staff regionale del Ministero dell’Educazione. Il Direttore rivolge un saluto al Señor, le professoresse leggono le preghiere di intercessione, offrono un vaso di fiori e una offerta, eseguiscono un canto e 24 professori si caricano a spalla l’anda. Tanta è la folla che non sono riuscito a vedere la scolaresca con le bandierine bianco-viola.

Al ritmo della banda di Trujillo il Señor avanza altri 100 metri, lo sta aspettando il Sindaco sul palco del Municipio. Noto una difficoltà nei professori nell’eseguire la manovra della curva, ma c’è sempre pronto lo staff della confraternita a dare una drizza.

Tocca agli impiegati e lavoratori del Municipio piazzare l’anda proprio di fronte al Palazzo, tutto decorato a festa. Sul grande palco, il coro giovanile del Municipio stesso accoglie il Señor con pezzi classici in latino, per dare spazio alla voce matura della cantante di musica criolla, Lucia de la Cruz. Mi sorprende notare che il suo sguardo va direttamente al Señor non alla folla, sta pregando ed è emozionata. Lo speaker guida le persone che si alternano nelle preghierine personali fino a dare il microfono al Sindaco che dice: “Veniamo con umiltà davanti al tuo altare per rinnovare la nostra fede e alleanza con il Señor de los Milagros, la espressione più pura di peruanità che oggi ci unisce come una grande confraternita. Che la nostra fede contribuisca a irrobustire la fede degli altri per un Perù unito e una società ogni giorno più giusta.”

Anche le mie parole sono registrate nel video ufficiale: “Il Señor de los milagros è anche chiamato “dei terremoti, perché ha dato la forza a tutti per ricostruire. Qui lo possiamo chiamare Signore delle alluvioni che quest’anno hanno colpito la nostra provincia. A pochi chilometri da qui ci sono ancora famiglie che vivono sotto le tende. Signore aiutale. Tocca al Sindaco e a ciascuno di noi continuare a dare una mano, a trasmettere a loro speranza”. Dopo la benedizioni tutti siamo scesi dal palco dirigendoci direttamente al posto dell’anda. Due ballerini hanno danzato, il Sindaco ha offerto un omaggio floreale e poi ha messo la sua spalla per sollevare il Señor e aiutarlo a continuare il cammino. La campanella ha dato i suoi tre magici tocchi in unisono con le note del coro giovanile. Da ammirare l’eleganza , la finezza e la precisione di tutta la manifestazione.

Tanti altri stanno aspettando la visita del Señor, tutti i membri della Corte Giudizial e soprattutto gli ammalati dell’Ospedale del Seguro con l’appuntamento per la Messa di mezzogiorno. Tutto è pronto con tre tende per proteggere dal sole, l’altarino dove celebrare, sedie e carrozzelle, le statue di Santa Rosa e San Martino di Porres, la musica prima criolla e poi cristiana. Il Señor arriva alla una portato a spalla da infermieri e membri della Vigilanza interna. Nessuno si lamenta per il ritardo e anch’io sono contento di poter celebrare in questo Ospedale che visito ogni venerdì con un record di estrema unzione. La predica la faccio guardando al quadro unendo il dolore di Gesù a quello di oggi, sottolineando l’importanza della presenza di Maria e della Maddalena in pianto come le famiglie degli ammalati. Non dimentico che anche qui esiste il reparto della speranza con ginecologia e i bimbi che nascono.

La confraternita è sparita perché l’Ospedale ha preparato cibo e bevanda per loro.

Quanti si avvicinano all’anda e soprattutto mi chiedono la benedizione che faccio con un segno di croce sulla fronte. Qui scattano la foto che più mi piace e scelgo come ricordo del 2017: sotto lo sguardo del Señor benedico una giovane donna con volto che sprizza semplicemente gioia.

Alle 14 si riprende il camino sotto un sole forte che brilla in un cielo intensamente azzurro, cosa rara da queste parti. A tre chilometri di distanza li aspetta un altro Señor conosciuto come quello della Esaltazione della Cappella Cruz de Cano.

Sempre il sacrestano Lucito mi dirà che il Señor è rientrato a casa all’una di notte.

Dalle sei del mattino all’una del giorno successivo, un totale di 19 ore!

Si vede proprio che tutti Lo vogliono, tutti Lo cercano, tutti Lo pregano.

 

Processione, sabato 28 ottobre

Prologo è l’incontro con il Señor della Hurba 18 di ottobre che viene a felicitarsi con il Señor della Cattedrale che ha compiuto i 45 anni di fondazione. Ciò conferma che le statue sono sempre considerate persone viventi, che si parlano, si salutano e si fanno regali.

Prologo è anche il pranzo offerto agli 80 commensali della Mensa parrocchiale. Cibo squisito e abbondante, servito da camerieri svelti e sorridenti.

Sabato 28 alle 9 celebra padre Jesùs, io confesso e poi accompagno il momento sempre unico della partenza. Guida il gruppo la prima quadriglia femminile che include quelle dedicate a incensare il Señor per tutto il percorso. Vestite di viola, portano in testa un velo bianco che scende a coprire metà persona, al collo una medaglia e sul petto il distintivo della confraternita. Nella mano destra alzata hanno l’incensiere con il carbone acceso che sprigiona il fumo profumato che il vento muove come vuole. Particolare interessante è che stanno davanti all’anda, ma camminano all’indietro con lo sguardo perennemente rivolto al Señor, volto serio concentrato nella preghiera personale. Al seguito ci sono le incaricate per controllare il carbone, la fiamma, l’incenso, lavoro eseguito senza scambiarsi una parola che disturbi la preghiera. Sono loro le vere guardie del corpo del Señor, non l’abbandonano un istante.

È sabato, ho un matrimonio a mezzogiorno e uno alla sera. La processione entra nella scuola dei religiosi della Merced e in quello statale tecnico industriale Paulo Paulett. Alla Merced la banda e la sinfonica hanno fatto un piccolo concerto. Non so come si è svolto l’omaggio al Paulett.

Ha poi raggiunto la lontana parrocchia della Sagrada Familia, ben accolta dal suo parroco padre Juan. Sulla via del ritorno il Señor si è fermato davanti all’altarino di un mio amico infermiere che poi mi ha poi detto: “Padre, io ho 60 anni, è la prima che il Señor vede la mia casa. Sono immensamente felice”. Non ho visto l’omaggio offerto proprio dalle donne dell’incenso. Cercherò di comperare il video che la confraternita sempre edita.

Il Señor è tornato a casa alle tre del mattino, incredibile!

 Processione, martedì 31 ottobre

Prologo: un altro pranzo offerto agli 80 amici della mensa parrocchiale e un leggero aumento nelle confessioni per essere con cuore leggero per l’ultima processione.

È martedì 31 ottobre, tocca alla terza quadriglia di cui sono membro. Sono contento e nello stesso tempo preoccupato per possibili risvolti sulla mia salute.

Alle 10 è in programma la Messa ma la Chiesa è mezza vuota. Cominciamo a dire il Rosario. Alle 10,20 inizio un po’ teso per sciogliermi a poco a poco soprattutto quando alzo l’Ostia accompagnato dalla musica allegra e decisa della banda “ la selecta y clase” di Huacho. Per l’inno al Señor de los Milagros raduno tutta la mia quadriglia attorno al quadro, lì troviamo l’energia per essere missionari per le vie della città: “Uniti, una sola forza, facciamo grande il nostro Perù”. Siamo più di trenta dai 18 ai miei 77 anni! Hanno lasciato il lavoro (anche dall’estero) per essere qui come amici, compatti. Ne mancano due, già volati in cielo per strade diverse, uno anziano e l’altro giovane.

Non partecipo ai momento degli inchini al Cristo Crocefisso e alla Madonna dolorosa, per riservare le forze per i 50 metri che vanno dall’altare alla Piazza. Anche per noi vale il tocco della campanella, pronti – via. Mi mettono in prima fila, siamo tutti alti e forti.

Non vedo più nessuno, pensò solo a quel Señor che sta sulle mie spalle e vuole camminare grazie ai nostri passi lenti e ritmati. Sento una pace nella cuore e qualche scricchiolio nel corpo. Facciamo 3 soste e impieghiamo circa 20 minuti per arrivare sotto l’arco del campanile. Qui mi fermo, sereno. Apro gli occhi e vedo tante e tante persone di ogni età e colore, la fede è sempre dentro nei cuori degli uomini.

 Ci sono state tantissime foto ma anche tanti commenti alle radio, alle televisioni oltre a interessanti articoli sui giornali. Ne prendo uno e lo traduco così come è dal Diario judicial regional ASI del 2 novembre. Si tratta di un paginone intero, con una foto grande e due piccole, peccato siano in bianco e nero.

ULTIMA PROCESSIONE DEL SIGNORE DEI MIRACOLI

 Una grande moltitudine si concentrò nelle diverse strade di Huacho per accompagnare la processione nel suo ultimo tragitto.

La sacra immagine ha ricevuto le preghiere di migliaia di fedeli che lasciarono tutto per seguire con fervore il Cristo moreno fino all’entrata della Cattedrale dove starà fino al prossimo anno. Fin dal mattino presto si è potuto apprezzare una grande quantità di fedeli sperando l’inizio della processione e poi al di fuori del tempio aspettando la sua entrata. Con il passare delle ore si poteva osservare come sempre più famiglie si univano alla processione, cercando spazio tra la gente per potersi avvicinare il più possibile all’anda, sia per ringraziare come per chiedere al miracoloso Cristo. Incluso dall’interno della propria casa aspettavano che la sacra immagine passasse per le proprie abitazioni o negozi, dove molti fedeli hanno preparato un piccolo altare in suo onore. Da parte sua la Municipalità provinciale ha organizzato un concerto e la danza armoniosa della marinera in suo onore. Allo stesso modo le differenti quadriglie si organizzarono per ricevere il Signore con il massimo onore, con decorazioni speciali per questo giorno, tappezzando di stupendi fiori viola e bianchi le vie attorno alla Piazza d’Armi. Come tocco finale c’era una struttura a forma di corona viola all’entrata della Cattedrale. Quando finalmente arrivò il Cristo di Pachacamilla (zona dove sta la immagine originale), vari devoti si emozionarono fino alle lacrime, implorando per l’ultima volta che si realizzino le loro richieste. Portato a spalla con estrema attenzione la sacra immagine entrò nella sua casa, la cattedrale di Huacho.

 

Le ultime tre ore

Un tassista mi dice: “Padre, avesse visto che festa hanno fatto al Señor quelli del mercato e nella vie dove si stazionano gli ambulanti. Fiori, canti, danze, mortaretti, preghiere…”

Mi sono coperto il più possibile mettendomi anche la giacca e un cappello di lana per poter anch’io dare il saluto riunendomi al mio gruppo alle ore 23. Pensavo che la processione fosse già in Piazza, certo non era lontana non più di 300 metri. L’ho trovata in via Palma con il Señor stretto da tutti i lati da famiglie, bambini, giovani, uomini, donne, anziani, tutti insomma. Mi hanno lasciato passare fino a raggiungere il gruppo che lo stava portando mentre una musica speciale si sprigionava, era nientemeno che la Banda di Lima “la Nazarena”. Non c’era nessun segno di fretta o di stanchezza. Nei momenti di sosta invitavo a pregare o davo la benedizione in fronte a chi me la chiedeva. I più fortunati facevano innalzare il loro bimbo fino quasi a toccare il Señor. Sentivo un pericolo in agguato per i mei bronchi, il fumo dell’incenso. Si avanzava sempre a passi al ritmo del protocollo, sia i portatori che i fedeli. La devozione e il silenzio non sono mai venuti meno, nemmeno sulla via 28 luglio del commercio e ristoranti. Quasi alla una si arriva in Piazza d’Armi all’altezza del Municipio sempre adornato di bianco – viola. Siamo accolti da musica criolla, è il suo giorno, non stona. L’ultimo omaggio tocca alla Accademia Alianza Lima, con tamburi da stadio, lo stemma del club di Lima come manto fiorito ai piedi del Señor, preghiere e invocazioni per il mondo dello sport.

Ultimi passettini tocca al mio gruppo, io mi limito a toccare le stanghe, mentre noto che un drone ci sta filmando dall’alto trasmettendo le immagini su uno schermo gigante. Si è al momento conclusivo con la benedizione ai quattro angoli del mondo. Non sono io a benedire, ma è Lui spostato con delicatezza sotto la grande corona viola. Manovre eseguite alla perfezione mentre scoppiano nel cielo gli immancabili fuochi artificiali. Ci sono ancora canti, ci sono ancora preghiere e l’ultima danza sempre della marinera eseguita da una giovane coppia cresciuta sotto lo sguardo del Señor.

Commossa è la voce del Presidente Freddy Diaz Zarate che ha accompagnato il Señor per tutte le cinque processioni, sempre con gli occhi apertissimi a tutti i movimenti. Ora dovrà accompagnare il Señor al suo altare, un’altra mezzora di passettini.

Sento freddo, ma aspetto fino all’ultimo per ringraziare tutti, partendo dal Signore che certamente è contento del suo popolo di Huacho che a migliaia lo circonda.

 Sono le due del mattino del giorno dei Santi.

La processione non ha mai guardato all’orologio.

 

Don Antonio Colombo

 

Huacho 8 novembre 2017

 

 

P.S. Questo lungo articolo è stato scritto con calma grazie alla febbre che mi ha bloccato in casa per qualche giorno. Il Señor lo sa.

 

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FIORE 16

 

Offerte trasformate in opere buone

 

Scopro l’alluvione

 

campana di Chambara

Parla il Papa delle alluvioni in Perù e l’Europa risponde.

Domenica 19 marzo sono a Milano. Alle 12 ascolto l’Angelus del Papa quando con sorpresa lo sento dire: “Voglio assicurare la mia vicinanza alla cara popolazione del Perù, duramente colpita da devastanti alluvioni. Prego per le vittime e per quanti sono impegnati nel prestare soccorso”.

“Se lo dice il Papa è vero e deve essere ben grave la situazione” commenta subito mia sorella Dalmazia. 

Chambara-alluvionata

È proprio così, l’Europa scopre la notizia, manda inviati speciali e le televisioni trasmettono immagini allucinanti. Sì, il Perù soffre e anche la Diocesi di Huacho è scolvolta.

La stessa sera del 19 marzo mi arriva un messaggio dalla Germania da parte di Markus, un amico, allarmatissimo per le notizie che ha ricevuto da Huacho. Mi chiede informazioni sulla situazione reale e vuol sapere cosa fa la Caritas parrocchiale. Ma io sono in Italia e da lontano è difficile organizzare aiuti. “Dammi tempo, fra poco rientrerò”.

Markus intanto mobilita il gruppo di amici che già ci stanno aiutando nei progetti della mensa popolare, dello sport giovanile e della scuola materna.

crolla la strada

Arrivo a Huacho ma finisco in ospedale, i tempi si allungano, però già dalla clausura post ricovero inizio i contatti con le zone colpite, buscando in you tube il paese più vicino che è Chambara a circa 30 chilometri di distanza.

 

Chambara, villlaggio invaso dal fango.

 

Sono convalescente, non ho la forza per guidare la macchina, ma ho tanta voglia di vedere con i miei occhi la situazione. L’amico Manuel si presta generosamente con la sua camionetta per andare in avanscoperta, già con un carico di vestiti, bottiglie di acqua minerale, tantissime scatole di tonno e di latte. Al ventesimo chilometro l’asfalto sparisce per 100 metri, lì la strada era stata spazzata via dal fiume ingrossato a dismisura. Continuiamo alla ricerca della scuola materna di Chambara, ma la troviamo deserta, non c´è allegria dei bambini, sono tutti emigrati alla scuola elementare nella parte alta del paese.

tristezza dopo l’alluvione

Sono passati quasi due mesi dal passaggio del fenomeno battezzato “Niño costero” ma gli effetti si vedono in tutta la loro gravità. Qui c’era il campo di calcio, dicono. Io vedo spuntare solo la traversa della porta, tutto ora è coperto da due metri di fango ora secco e duro. Qui ci sono le case abbandonate perché la valanga di fango è entrata fino a tappare quasi completamente le finestre all’altezza di due metri. Per due giorni la furia della natura è scesa dai monti e ha creato un torrente con l’acqua che scorreva con una forza distruttrice incredibile. Intatta è rimasta la torretta con la campanella della chiesetta, lì la corrente ha deviato per sfogarsi più sotto nei campi della canna da zucchero.

abbanbonata

I miei occhi si inumidiscono per tornare sereni quando vedo apparire intatta la scuola di Chambara alta, rimasta miracolosamente nemmeno sfiorata dalla devastazione. Qui ci sono i 14 bambini sfollati dalla scuola materna, più 14 delle elementari e 14 delle superiori, ognuno con i suoi maestri o professori, guidati da un simpatico direttore. Spiego il perché della mia visita come amministratore degli degli euro tedeschi che si devono trasformare in opere di bene per tutti i 42 alunni, basta indicare che cosa è più necessario. Stupefatti dell’imprevista generosità che arriva da lontano si mettono subito al lavoro per evidenziare le priorità.

così è la porta di calcio

Ho così tempo di esaminare il territorio e di scoprire le 30 tende dove si trovano le famiglie evacuate dalle case piene di fango. È l’ora del pranzo comunitario che riescono a preparare grazie agli aiuti dei privati e delle autorità governative. “Ma la notte fa freddo, ci aiuti padre, abbiamo pochissime coperte”. Sono sereni e tanto generosi che ci invitano a condividere  un delizioso piatto di spaghetti.

spaghetti per la mensa

 

la maestra
Gli euro tedeschi per l’alluvione

 

i piccoli

Le comunicazioni sono diventate veloci, internet è utilissimo più del telefono. Dai professori arriva la lista delle necessità, dalla Germania l’approvazione con la notizia che la generosità ha fatto crescere velocemente gli euro passando dagli iniziali 440 ai 1250, con triplo valore in soles peruviani. Nei negozi della cittadina di Huacho si trova tutto compreso una stampante con annessi fotocopiatrice e scanner per la scuola materna e un amplificatore moderno e potente per mille usi per le elementari e superiori. Non parliamo di tutto il materiale scolastico dalle matite ai “giochi didattici”, totalmente da me sconosciuti.

prepara la lista

Mani generose peruviane si uniscono a quelle tedesche tanto da aggiungere anche qualche pallone per la gioia dei ragazzi.

Gli euro sono arrivati velocissimi così da poterci presentare alla scuola nel giro di una settimana, mercoledì 24 maggio. Che emozione per tutti aprire scatolone dopo scatolone con la presenza di professori, genitori e soprattutto alunni che hanno voluto subito montare e smontare i giochi didattici e dare i primi calci al pallone mentre la musica usciva con potenza dall’altoparlante diffondendosi fin verso le montagne.

Piano di aiuti

Purtroppo sono rimasti pochi soldi per le famiglie sotto le tende, accontentando una vecchietta con il letto e le coperte e garantendo cibo a tutte le famiglie per una settimana.

Con piacere ho visto che una famiglia aveva svuotato dal fango la sua casa e stava tornando a sorridere. Il campo di calcio può aspettare.

si parla

 

Gli euro italiani per la scuola sulla collina

Nelle mie valigie di ritorno dalle vacanze c’erano anche gli euro raccolti per il progetto di una scuola materna “Raggi di dolcezza” nella periferia di Huacho su una collina tra arena e rocce. Milano Greco, Cologno, Cerro Maggiore, Altopiano di Seveso, Casatenovo, Sedriano, parenti e amici hanno formato una catena di solidarietà, dimenticando la sempre presente crisi italiana.

si lavora

Dal letto dell’ospedale seguivo i lavori attraverso la commissione ufficiale della scuola e facevo arrivare, settimana dopo settimana, gli euro italiani per il cemento, la sabbia, le finestre, le porte in metallo, la trave d’acciaio, le canne di bambù per il tetto, esigendo le foto comprovanti il progresso per trasmetterle agli amici oltreoceano.

tra le tende

Passata la tempesta della bronchite devo aspettare qualche giorno in più perché la zona è sempre battuta dal vento che solleva polvere micidiale per i miei polmoni.

pregano bene

“I bambini sono già nella scuola, sono 40!” Questa notizia mi sorprende, devo andare a vedere, a tutti i costi. È vero, i bambini sono già dentro in una delle tre aule in costruzione, sempre più spaziosa del “buco” dov’erano prima. Scoppia la gioia nel vedermi. I bambini sono sempre bambini, stupendi in tutto il mondo! Ma subito faccio una domanda all’unica maestra: “Ma dove vanno al bagno?” Imbarazzata mi indica il locale designato come bagno, ma ben lontano dall’essere finito.

il cortile

 

tra i bimbi

 “Tranquilla, per questo ci sono gli euro!”

sorriso

I lavori riprendono con un ritmo veloce, il bagno con piastrelle per maschietti e femminucce, un locale ampio e luminoso per la direzione, le porte, le finestre, la verniciatura, gli scalini, i marciapiedi, i banchi e l’arrivo della seconda maestra che occupa la seconda aula arredandola con fantasia e creativi.

Le case attorno sono molto provvisorie ma i genitori ce la mettono tutta per creare un ambiente sereno e dignitoso per i loro figli. Aiutare la gente a sognare è bello, gli euro diventano doppiamente preziosi soprattutto quando sono frutto dei risparmi e della generosità di altri bambini, di altre mamme, di altri nonni dai cuori grandi che scavalcano mari e monti per creare sorrisi.

missione compiuta

Ci sono ancora tanti sassi nel cortile della scuola, prima o poi si potrà livellarlo e magari piantare qualche alberello e far spuntare qualche fiore.

così si fa
ascoltano attenti
mi regalano la stellina
giocano
visitatori
la scuola dolcezza
Che gioia, arriverà il Papa

 Non mi sembra vero di poter rivedere presto il Papa dopo l’esperienza stupenda del 25 marzo a Milano. Viene proprio qui in Perù, a casa mia!

lo aspettiamo

Il titolo dei giornali che più mi è piaciuto è questo, scritto a caratteri cubitali: “ ¡ALEGRÌA¡ EL PAPA NOS VISITA”. Non c’è neanche bisogno di tradurlo. Notate però il doppio punto esclamativo dell’allegria, proprio della lingua spagnola!

il papa porta allegria

La notizia è del 19 giugno per il viaggio papale del 18 gennaio 2018. In pochissimi secondi l’evento hanno fatto il giro del Perù, Dopo mezz’ora, anche all’ospedale, non ho incontrato un solo ammalato che già non lo sapesse: “Padre voglio guarire, voglio andare a vedere il Papa”.

In parrocchia fioccano le domande: “Padre, andiamo o no? Dove si possono trovare i biglietti? Mio fratello è in carrozzina, potrà avvicinarsi al Papa?”

Il Perù ha bisogno di un po’ di entusiasmo, di fede e di speranza.

nuovi diaconi e nuovi sacerdoti con il Vescovo Mons. Antonio Santarsiero

Il nostro Vescovo Mons. Antonio Santarsiero è nella commissione organizzatrice e certamente troverà modo di collocare in una buona posizione i suoi ultimi gioielli: sei nuovi diaconi e sei nuovi sacerdoti. Proprio il 29 giugno, anniversario numero 53 della mia Prima Messa, c’è stata la ordinazione nella Cattedrale. Guardavo a 12 ordinandi, seguivo ogni dettaglio della cerimonia, come sovrapponendo le mie emozioni antiche, soprattutto quando li ho visti distesi sul pavimento per le litanie dei santi. Mi sembrava di rivivere il mio contatto con il freddo marmo del Duomo di Milano. Tra i nuovi sacerdoti c’è anche un italiano di 68 anni: padre Arturo Bucca Rossello, approdato qui dalla Sicilia.

sacerdoti novelli
padre Arturo Bucca

Ecco i nomi dei sei sacerdoti: padre Arturo, padre Angel, padre Rober, padre Hector Walter, padre Ever Absalon, padre Javier Augusto. A loro auguriamo il buon viaggio nell’immenso campo che è il Regno di Dio.

Il Seminario vescovile continua a preparare giovani peruviani che entusiasti rispondono alla chiamata di Gesù che li ha raggiunti lungo la costa oceanica, tra le altissime Ande o nella verde Amazzonia.

ordinazione

Il mio 53° anniversario sacerdotale, vissuto sottovoce, ha avuto un momento bello nella 

Torta del 53° di ordinazione
amici del 53°
con San Pietro

condivisione con gli 80 frequentatori della mensa sociale parrocchiale. Il loro battimano, il brindisi con Incacola e una piccola deliziosa torta sono stati gesti più che sufficienti per ricordare quel lontano 29 giugno 1964.

torta dalla mensa popolare
brindisi del 53°

 

Torna il pallone tra le sbarre

Di buon auspicio è stato l’aumento del numero delle squadre partecipanti al secondo trofeo padre Antonio Colombo, disputato tra le sbarre del carcere di Carquin. Venerdì 7 luglio, dalle 9 del mattino, senza interruzione, fino alle 4 del pomeriggio, si sono date battaglie 10 squadre eliminandosi solo dopo feroci, ma corretti, scontri.

si lotta
rigore

Vale la pena di elencarle: cinque dei padiglioni, due della polizia, uno degli impiegati e naturalmente la mia squadra, in maglia gialla con stemma tricolore, composta da giovanissimi universitari che con emozione avevano atteso quel giorno.

coppa e maglie

Il campo da gioco è di cemento per 6 giocatori, tutti ben equipaggiati con maglie con colori vivaci, compreso il nero.

finalisti

Arbitro quasi impeccabile che ha diretto tutte le partite regalando tre cartellini rossi da espulsione e quattro gialli per calmare le acque. Valore tecnico più che discreto, con spirito agonistico alle stelle. Solo una eliminazione si è risolta ai rigori permettendo ai due portieri di brillare con tuffi anche sul duro asfalto. Al mattino il clima era freddo con la brezza del vicino oceano Pacifico, nel pomeriggio invece c’era un calore quasi estivo. Come lo scorso anno la mia squadra si è distinta con i palleggi e gli schemi tattici, arrivando però alla finale spompata. Da notare il portiere bravissimo, con i capelli alla Buffon, ma super spericolato nelle uscite e azzardato nellavanzare addirittura verso la porta nemica. È riuscito a fare un goal, ma ne ha subiti tre ingenuamente!

Accoglienza perfetta, break con pasticcini e veloce pranzo con pesce fresco.

Ha vinto il padiglione numero uno per 7 a 3, guadagnandosi orgogliosamente il trofeo Antonio Colombo, qualche soldino e una nuova serie di maglie, dono del gruppo sportivo del Comune di Ponte Lambro.

vince il padiglione n. 1

Le foto autorizzate corrono sui Facebook dei giovani universitari, con spiritosi commenti.

visitano il carcere

La nota triste è che in carcere ci è finito anche un altro ex Presidente del Perù. Anche lui è uno sportivo, ma potrà giocare al pallone, nel suo carcere di massima sicurezza?

club padre A.C.

 

Sempre calcio, ora magico con TV nazionale

La parabola dei talenti si può applicare anche al calcio.

kenji contento
kenji il talento

Ne abbiamo incontrato uno vero, si chiama Kenyi, ha 15 anni. Il canale sportivo nazionale MDC gli ha dedicato un servizio andato in onda giovedì 20 luglio. Dicono sia stato interessantissimo, strappalacrime. Sono ansioso di poterlo vedere perché anch’io sono parte della storia come scopritore di questo tesoro nascosto in una casa della Beneficenza. Con lui avevo condiviso un grappolo d’uva il mattino di Natale del 2015. Ora non è più triste come quel giorno, il pallone gli ha trasmesso una gioia di vivere, di crescere e di condividere.

intervistatore Ferrari

Nel frattempo le quattro categorie dei ragazzi di 8, 10, 12 e 16 anni sono impegnate nel torneo cittadino, con alterne fortune, ma sempre con gioia, sotto gli occhi vigili dell’allenatore Mosè e dei loro genitori.

protagonisti del sogno
kenji al centro
kenji in spiaggia
sogno dei poveri
protagonisti del sogno

 Nuovo Arcivescovo di Milano

Mi ha superato in velocità un giovane di Huacho che ha pubblicato su Facebook la notizia della nomina del nuovo Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, corredandola con le foto della sua Messa nella nostra Cattedrale il primo gennaio 2015.

mons. Delpini a Huacho nel 2015
accoglienza huaciana

Per noi “missionari milanesi in diasporaè una bella notizia, siamo contenti.

Posso rilanciargli la palla. Lui mi ha autorizzato a rinnovare il contratto missionario di altri tre anni scrivendomi: “Ammiro il tuo coraggio a quota 75 anni” Tocca a me dirgli: “Coraggio a te, devi avere le spalle più larghe delle mie! Huacho ti aspetta, tanto sai anche parlare in spagnolo”

 Qui siamo in inverno, senza bisogno di riscaldamento in casa. Godetevi il vostro sole, le vostre spiagge e le vostre montagne. Se volete fare turismo, il Perù vi può fare felici

Don Antonio

 Huacho 22 luglio 2017, in ricordo del fratello Giuseppe

 

 

Fiore 15 VIRUS INTERNAZIONALI

Fiore 15

VIRUS INTERNAZIONALI

 

Vacanze Italia con tante gentilezze

Ogni tre anni un salto in Italia, famiglia, amici, parrocchie, realtà politiche sociali, controlli medici, tempo di riposo e anche visite a ospedali e cimiteri.

nella-neve

Si ingrassa di qualche chilo, si incontrano tante persone e si cerca di raccontare le “meraviglie di Dio” vissute nel campo missionario del Perù.

Dove si realizza tutto questo?

Nelle case, attorno a tavoli di ristoranti, in chiese, in auditorium parrocchiali, con interviste varie, utilizzando i nuovi orizzonti di internet.

 amici del 40
amici del 40

Un incontro immancabile è quello con i miei compagni di classe delle elementari a Casatenovo, tutti nati nel 1940. Nella Messa alla chiesetta del Villaggio Vismara si è letta la lunga lista degli amici già in paradiso e quella degli ammalati, senza che si sia spenta l’allegria di chi resta e può ancora fare un ottimo pranzo, scambiandosi ricordi, notizie e battute spiritose, rigorosamente in dialetto brianzolo. 

le meraviglie del vangelo
le meraviglie del vangelo
a Cerro Maggiore con le Acli
a Cerro Maggiore con le Acli
a tavola
a tavola

Non posso dimenticare la visita a Milano Greco a cinque signore novantenni, una più ammalata dell’altra, ma anche una più dolce e generosa dell’altra. Piera Fossati e Annamaria Varisco sono già volate in cielo.

quanti
quanti

Con Piera ho parlato per telefono proprio l’ultimo giorno della sua vita, era commossa e serena, sempre ricca di fede. Annamaria ha fatto in tempo ad organizzare il mio incontro con la Terza Età e mi ha accompagnato alla sartoria ecclesiastica in via Edolo per aiutarmi a scegliere una nuova casula per la celebrazione dei matrimoni a Huacho, circa 90 ogni anno. Il suo buon gusto sempre l’ho apprezzato, specialmente quando c’era da rivestire da capo a piedi sacerdoti o Vescovi africani. Per coprire le spese metteva in movimento mezza Greco, oltre al generosissimo gruppo missionario. Ho scritto per il suo funerale: “Che stupenda figura è stata Annamaria Varisco. Con che gentilezza mi ha accompagnato a comprare la casula bianco rossa da Bianchetti. Soffriva ma sentiva di non poter dire di no a don Antonio! Tanta era la vera amicizia con lei e sua sorella. Un ricordo stupendo. Conserviamola nei nostri cuori”. Mi hanno scritto: “La Banfi lesse la tua lettera e ci fu un lungo applauso nel quale sentii condensati sentimenti, emozioni, amicizia, certezza di fede di una comunità”.

giovani e signorine
giovani e signorine

La conferenza che più ricordo è quella data a Cerro Maggiore, la mia prima parrocchia, con l’ACLI promotrice dell’incontro. Penso che fossero più di 150 persone presenti dai “miei ragazzi” di 50 anni fa ai loro figli, bei giovanotti e signorine sprizzanti gioventù e freschezza.

La Messa più “calda” è stata invece quella all’Altopiano, l’ultima parrocchia, con la stessa gente di 10 anni fa – ai medesimi posti di allora – arricchita da chierichetti e bambini dell’ultima generazione da me battezzata.

attentissimi
attentissimi
battezzati
battezzati
 ci si ritrova
ci si ritrova

 

Messa a Seveso Altopiano
Messa a Seveso Altopiano
Pronto per celebrare
Pronto per celebrare
sull'altare con il parroco
sull’altare con il parroco
dopo 10 anni
dopo 10 anni
cimitero Casatenovo dai miei cari
cimitero Casatenovo dai miei cari
incontro con gli amici
altri amici

Quanti virus

Venerdì 7 aprile prendo il volo di ritorno a Huacho senza accorgermi che oltre ai pesanti bagagli mi porto dentro, sotto forma di una leggera e fastidiosa tosse, i virus accumulati nel mio viaggio intercontinentale con scali in Brasile, Sud Africa, Mozambico, Turchia, Italia, San Paolo e Lima.

ritorno a Huacho
ritorno a Huacho

Don Ruggero Camagni mi offre la cena nel ristorante interno della Malpensa, ma già sento di non aver appetito, solo colpi di tosse. Ogni ora di volo un colpo in più e le ore sono ben 14 con il fuso orario che allunga la notte. Rifiuto il cibo gentilmente offerto dalle hostess, accettando solo un po’ di yogurt, segno – per chi mi conosce – che sto proprio male.

virus turco
virus turco
virus africano

L’attesa nel freddo aeroporto di San Paolo in Brasile è disagevole anche per la chiusura di tutti i ristoranti, data l’ora mattutina, sono appena le 5. Sospiro l’arrivo a Lima, ma senza miglioramenti tanto da far preoccupare il gentilissimo autista Giancarlo che mi riporta a Huacho, nel primo pomeriggio del sabato 8 di aprile, alla vigilia della Settimana Santa. 

E comincio a prendere antibiotici, senza osare  misurare la febbre.

 

Settimana santa a singhiozzi

È proprio bella la celebrazione della Settimana Santa nella mia parrocchia. Trovo tutto ben organizzato dai sacerdoti e dalle confraternite, non ho che da inserirmi nel programma e godermelo a partire dalla benedizione dei rami di ulivo nella piazzetta di Olaya.

pronto per le palme

Contenta è la gente di rivedermi dopo due mesi, un po’ ingrassato. Una dottoressa però subito, nel salutarmi, si accorge che il mio respiro e la mia voce non sono regolari. “Sarà la stanchezza del volo?” La sera della domenica delle Palme vado al pronto soccorso con il dottore che mi prescrive subito la schermografia ai polmoni, una iniezione intramuscolare, una serie di medicine con l’ordine di riposo assoluto per alcuni giorni. Qui comincio a disobbedire pur riducendo al minimo le mie apparizioni in Cattedrale, tra una pastiglia e l’altra. Mercoledì Santo una mezz’ora con Gesù Nazzareno, Giovedì Santo con la Messa Crismale e l’Ultima Cena seguita da 15 minuti del percorso della visita alle 7 chiese, faceva freddo. Venerdì Santo predico l’ultima parola di Cristo in croce quella della : “Nelle tue mani metto il mio spirito”. La liturgia popolare della discesa di Gesù dalla Croce mi vede presente per poi scappare a casa a riposarmi, niente processione del Santo Sepolcro. Difficile la notte, un buon riposo alla mattina del Sabato Santo sognando la possibilità di ritrovare le forze per la Messa del Gallo, punto centrale della Resurrezione. 

domenica delle palme

Pasqua, alle 4 del mattino sono in Chiesa rivestito della nuovissima casula bianco rossa di Milano, celebrando la Messa circondato dalle quattro immagini di Gesù Risorto, la Madonna Dolorosa, San Pietro e San Giovanni. Mi prendo poi un’altra pausa di qualche ora per ritrovarmi in Piazza d’Armi per l’arrivo trionfante dei quattro personaggi al canto di “Tu regnerai…” con quattro bande all’unisono e migliaia di fedeli felicissimi.

domenica delle palme
Casula per Messa pasquale

Un altro controllo all’ospedale, il pranzo del lunedì di Pasquetta, notti insonni fino al momento cruciale della sera di mercoledì 19 aprile: “Lei da qui non si muove!” È la voce ferma e decisa della stessa dottoressa della mattina delle Palme.

 

Messa del gallo
Pasqua mattina presto
Pasqua in piazza

La solita stanza dell’Ospedale

Al secondo piano, in medicina, c’è una stanza che può essere battezzata come “stanza padre Antonio”. È tutta per me, la conosco a memoria dal 2 novembre 2014, con il quadro del Signore della Misericordia che mi aspetta, appeso alla parete di fronte al letto numero 16. Qui mi trasportano dal pronto soccorso alle ore 22 di mercoledì 19 aprile. I polmoni non funzionano, sono pieni di catarro, il respiro è un sibilo, così comincia il bombardamento con medicine una più forte dell’altra bloccando subito la febbre che era altissima. Mi tranquillizzo sapendo che tutti fanno del loro meglio, preferiscono vedermi come cappellano che come paziente.

Ospedale di Huacho
foto per Facebook
foto sul cellulare
messa in camera
dieci fedeli
offertorio

Le mie sorelle sono lontanissime, ma anche qui ci sono persone gentilissime e generose che provvedono a tutto partendo dal ricupero delle pantofole e del pigiama dalla casa, distante solo 50 metri.

Giorno dopo giorno, notte dopo notte, ora dopo ora il tempo scorre lento ma verso un risultato positivo. Non mancano attenzioni particolari come per la dieta che sostituisce il riso in bianco secco con una buona dose di spaghetti al pesto!

Il cartello dice: “Visite limitatissime”, ma i parrocchiani spingono per entrare, facendo innervosire i vigilanti, le infermiere e sbottare un dottore: “Lasciatelo ricuperare!”

Cosa impossibile dopo che una mia foto nel letto 16 appare nientemeno che sul Facebook ufficiale dell’Ospedale Regionale, diffondendosi fino all’India, dopo essere passata anche sui cellulari di migliaia di tassisti di Huacho.

 

L’altare tra le medicine

“Dottore, oggi è domenica, posso celebrare la Messa, qui in stanza?” Un momento di imbarazzo, qualche consulta con i colleghi e poi: “Sì, ma si ricordi del cartello!”

Un movimento frenetico e in meno di un’ora la stanza si trasforma in cappella, il tavolino delle medicine in altare e Gesù arriva con la sua parola e la sua presenza. È la domenica della Misericordia, Gesù sembra sorridere dal quadro della parete. Passo dal letto a una sedia, con movimenti lenti, sono emozionato così come le dieci fortunate persone che pregano con me.

Due minuti di predica a bassa voce per arrivare al momento centrale alzando il pane e il calice. Anche i canti sono sottovoce, ma intensissimi. La comunione unisce i cuori a Dio e al mondo che soffre. Ma, che succede nel corridoio? Pianti acuti e disperati ci allarmano. È morto il vicino nella stanza 15. Sono ammalato, ma sempre sacerdote con la spinta interiore di soccorrere. Esco lo stesso per riuscire a dare una piccola benedizione sulla fronte ancora calda del defunto. Si calmano i pianti mentre altri pazienti chiedono la mia benedizione. L’arrivo del dottore mi fa rientrare subito al numero 16 perché la mia pressione si è subito alzata e il respiro si è fatto affannoso. Subito mi hanno ricollegato alla bombola di ossigeno. Quella notte ho cominciato a riposare.

consacrazione

Tre giorni dopo, visto il miglioramento evidenziato dalla schermografia, i dottori decidono di mandarmi a casa con l’ordine tassativo di chiudermi dentro a doppia mandata per permettere ai tanti farmaci di continuare a produrre i loro effetti tranquillamente.

Così gli otto giorni in ospedale si allungano con altri sei in casa, nel silenzio di una clausura arricchita dalla Messa che celebro solo ben consapevole del suo valore universale come dice la liturgia: “Questo sacrificio di riconciliazione porta la pace e la salvezza al mondo intero”,

Sono di nuovo in piedi, grazie Signore.

  

Huacho, 5 maggio 2017

don Antonio Colombo

FIORE 14 MILANESE UN BEL PAPA E UNA BELLA CHIESA

Fiore 14 milanese

Un bel Papa e una bella Chiesa

La festa di Milano del 25 marzo

Come un ragazzino maleducato anch’io mi sono messo in piedi su una panchina del Duomo per vedere il Papa passare a un metro di distanza. Sì era proprio lui Papa Francesco a percorrere a passi lenti il corridoio centrale lasciandosi toccare a destra e a sinistra da preti e suore che da ore l’aspettavano. Si è preso il suo tempo per dare le mani a tutti quelli che erano sulle carrozzine (compreso il Cardinale Dionigi Tettamanzi), lunghi minuti di silenzio e adorazione nella cripta di San Carlo Borromeo, prima di sedersi sereno per rispondere alle domande di un sacerdote, un diacono e una anziana religiosa.

duomo di Milano
duomo di Milano
interno del duomo
interno del duomo

Mi è piaciuto come ha risposto alla terza.

“Pochi sì, in minoranza sì, anziani sì, rassegnati no!

Ma io non ho mai visto un pizzaiolo che per fare la pizza prenda mezzo chilo di lievito e 100 grammi di farina, no. E’ al contrario. Il lievito, poco, per far crescere la farina.

E non dimentichiamo che quando si mette Gesù in mezzo al suo popolo, il popolo trova gioia. Sì, solo questo potrà restituirci la gioia e la speranza,”.

Che bello sentirlo parlare così, un dialogo sereno, dolce e forte allo stesso tempo.

Corre di qua e di là

Sono state 11 ore frenetiche e lente nello stesso tempo, una giornata di 24 ore per chi lo ha voluto seguire alzandosi presto e tornando a casa a mezzanotte, stanco ma contentissimo. Mi è tornato alla mente il canto che ci entusiasmava da piccoli: “Sempre con il Papa, fino alla morte, che bella sorte, che bella sorte sempre sarà”.

incontro e celebrazione in duomo
incontro con il Papa e celebrazione in duomo  
Don Ambrogio Cortesi e don Antonio
Don Ambrogio Cortesi e don Antonio              
il Papa passa vicino vicino
il Papa passa vicino vicino
in attesa del Papa
in attesa del Papa

un saluto per il Papa

il saluto al Papa di una parrocchia milanese

suor Dalmazia
suor Dalmazia
suor Dalmazia e don Antonio felici sul sagrato del Duomo
suor Dalmazia e don Antonio felici sul sagrato del Duomo

Nelle famiglie della periferia, tra sacerdoti in Duomo, ore con i carcerati di San Vittore, due ore con un milione di persone, un’ora e mezza con 80 mila “tifosi specialissimi” a San Siro, sentendo anche la presenza delle numerosissime famiglie che lo hanno seguito passo passo nelle loro case, incollate al televisore.

Con Suor Dalmazia a passo lento e sicuro

Già il Papa volava in aereo o in macchina, ma noi?

Niente paura come i 3000 parrocchiani di don Luigi che hanno percorso 16 chilometri , alzandosi prestissimo per godersi il Papa nel verde parco di Monza, come per un picnic di primavera, favoriti dal sole tiepido, da tanto calore umano e tantissima fede, degna di una bella Chiesa.

un passo dopo l'altro....
un passo dopo l’altro…. verso il Parco Reale di Monza
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diretti all’incontro nel Parco             

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L’età media di 80 anni la condivido con mia sorella Suor Dalmazia, lei in vacanza dal Mozambico e io dal Perù. Tutti ci sconsigliano il trasferimento dal Duomo al parco di Monza, ma come si può lasciar scappare una occasione simile, non avremo altra opportunità nella vita! “Andiamo, ce la fai?” Ci sono volute quasi due ore per arrivare a unirsi al milione di persone che aspettavano il Papa. Come due gocce abbiamo riempito quell’oceano già ricco di gioia evangelica. Lungo il cammino tutti ci incoraggiavano,  migliaia di volontari gentilissimi dicendo, all’africana: “Coraggio, manca poco, altri cinque minuti, il Papa sta arrivando. Come nostro coetaneo ottantenne anche il Papa è arrivato stanco, con fatica ha affrontato i 20 gradini dell’altare, ha recitato con il fiato grosso la prima orazione.

Ma poi… si è aperto il paradiso con canti celestiali, silenzi pieni di preghiere e ascolto, messaggio nitido, chiaro, incoraggiante per questo popolo milanese, ambrosiano multietnico. Ho ascoltato con piacere l’accenno a questa terra che ha generato tanti carismi e tanti missionari.

La nebbia se n’è andata!

Mi è piaciuto un commento che è girato attorno alla nebbia, specialità milanese.

«La nebbia se n’ è andata!», dice Francesco in piazza del Duomo. Sintesi romantica ma perfetta. Via la nebbia. Per chi ha vissuto – e in Lombardia siamo stati un milione e più – l’ incontro di Milano con il Papa, lasciandosi trasportare dalla gioia dei ragazzi in moltitudine ma anche dei vecchi con il soprabito, è stato un bagno nella primavera.
Una strana trepidazione ha attraversato la città, dove pure «il dolore bussa a molte porte», ma anche questo c’ era, non era tenuto fuori «dalla gioia».

Alle 8 quando il Papa è sceso a Linate c’era davvero il vecchio biglietto da visita di Milano, una nebbia inusuale per questa stagione. Ma è durata poco. La periferia delle case bianche, gli anziani, la famiglia marocchina, il signore disabile, magro e sofferente nel lettuccio. La Madonna restaurata che custodiva le case consegnata nell’ ordine tutto milanese, e senza smancerie, come dono a Francesco.

«La nebbia se n’ è andata!». Quando papa Francesco dice queste parole il cielo è azzurro come uno schianto di luce, e la Madonnina d’ oro in cima al Duomo di più. Sono le 11 e 35 e la piazza è piena di una strana primavera. I guai del lavoro e in famiglia, e la salute. Mi sono segnato queste parole del Papa: «La nebbia se n’ è andata! Le cattive lingue dicono che verrà la pioggia… Non so, io non la vedo ancora!». Sperèm.

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cielo azzurro e limpido

Gesù DOV’ERA?

Tutto e tutti parlavano di Lui, il Gesù vivo e vero, super presente per guidare i passi di Pietro innestati nei passi di Papa Francesco e di tutti noi.

Non dimenticherò il momento in cui centinaia e centinaia di ombrelli sono apparsi nel

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verso l’altare per la Santa Messa

la stupenda giornata di sole con un cielo azzurro alla milanese. Sotto gli ombrelli c’erano sacerdoti e diaconi che mettevano Gesù nelle nostre mani, uno ad uno. Non so come ma proprio mi è sembrato di vedere come centinaia di paracaduti caduti dal cielo per salvare ognuno di noi. Erano tutti di colore grigio lucente, ma alcuni erano rossi, come mai? Ho saputo che si trattava di una finezza in più, lì sotto si distribuiva l’Eucaristia per i celiaci, a nessuno doveva mancare il Pane di vita come quel giorno in Galilea alla moltiplicazione dei pani e dei pesci.

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ombrelli bianchi e rossi  

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Un angelo ci ha soccorso.

Mentre io mi ero unito ai mille sacerdoti per la concelebrazione vicino all’altare del papa, mia sorella si era fermata stanchissima a quasi un chilometro di distanza, sotto la prima tenda, proprio quella rossa per i celiaci. Il Papa schizzò via per andare a San Siro dai ragazzi mentre io ho ritrovato la sorella immersa nel mare di gente felice e giovane che lentissimamente e ordinatamente defluiva. Tutti hanno poi notato che l’erba del parco era rimasta intatta, senza nessun cartaccia a deturparla, era stata trattata come il pavimento di marmo di una immensa chiesa.

Ma eravamo stanchi e molto più lentamente abbiamo percorso il chilometro e mezzo che ci portava fuori al cancello per Monza. Lì abbiamo chiesto aiuto a due giovani e simpatici carabinieri, con tanto di mitraglietta, ma ricchi di buone maniere. Avventura per avventura il giorno del Papa a Milano ha toccato il cuore di un uomo che passeggiava con due cagnolini sul piazzale della stazione strapiena di mille e mille pellegrini.

Beh, ci ha portati con una grande macchina fin sotto casa a 30 chilometri da Milano!

i meravigliosi volontari
i meravigliosi volontari
Papa Francesco a San Siro con i cresimandi
Papa Francesco a San Siro con i cresimandi

Una bella Chiesa e un bel Papa che ha toccato con mano la verità del detto: “Milàn con el coeur en man”.

 

Don Antonio Colombo

 

Milano 7 aprile 2017, in volo verso il Perù

P.S.

Nel cuore, anche quel giorno, portavo un dolore: l’amico missionario don Giuliano Lonati già aveva fatto la valigia per il cielo, improvvisamente il 12 febbraio 2017 a Milano, a solo due mesi dalla sua uscita da Huacho.

Così avevo scritto nel Fiore 11 www.sullarcadinoe2.it

Valigia pronta

Ha fatto le valigie ed è tornato a Milano padre Giuliano Lonati con alle spalle un totale di 9 anni in Perù, prima tra le montagne delle Ande e poi nella periferia di Huacho. Che cosa avrà messo nella valigia del suo cuore multinazionale: italiano eritreo, turco e peruviano?

Certamente un po’ di spazio lo occupa anche la nostra amicizia!
Va verso i 75 anni sogn
ando un posto  nella periferia milanese, ma non in una casa di riposo per preti anziani!

  Così hanno scritto di lui: “Incredibile è stato l’incontro con padre Giuliano che, pur vivendo nell’assoluta miseria, è sempre ottimista, felice e sorridente. Grande padre Giuliano!”

 

 

 

 

 

Ventotto missionari martiri

VEGLIA MISSIONARIA A SEDRIANO

mercoledì 29 marzo 2017

Ventotto fra sacerdoti e suore, catechisti e volontari cristiani hanno perso la vita nel 2016, mentre lavoravano nelle loro missioni sparse in tutto il mondo. Dallo Yemen alla Siria, dal Congo agli Stati Uniti. Il loro sacrificio è stato ricordato mercoledì 29 marzo nella veglia “Martiri missionari” a cui hanno partecipato gruppi provenienti da tutto il decanato di Magenta. La veglia si è svolta nella chiesa di San Remigio a Sedriano e si è aperta con la testimonianza di tre missionari molto conosciuti nel Magentino e nel Legnanese – Suor Dalmazia e don Antonio Colombo e Monsignor Elio Greselin – che, negli anni passati, hanno conosciuto di persona alcuni martiri.

il cuore coi nomi del Martiri missionari 2016
il cuore coi nomi dei Martiri missionari 2016

Alcuni casi, come quello di Suor Leonella Sgorbati o di Graziella Fumagalli, furono seguiti all’epoca dalla stampa internazionale.

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Prendendo la parola, Suor Dalmazia Colombo – missionaria della Consolata conosciuta per la sua rete di adozioni a distanza e recentemente nominata Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia – ha raccontato: “Ho conosciuto padre Guerrino Prandelli, missionario della Consolata in Mozambico ucciso da una mina mentre trasportava un carico di alimenti al lebbrosario di Nova Speranza di Majuni.  “ Ho riportato ai suoi genitori le sue poche cose, qualche effetto personale. Ricordo le lacrime, ma anche una luce negli occhi che non si può spiegare.

Suor Dalmazia Colombo
Suor Dalmazia Colombo

E poi Graziella Fumagalli di Casatenovo, come me. Lei era una persona critica, anche sulla chiesa, ma di fede. Faceva l’operaia, poi aveva studiato medicina per poter andare in missione. Mi telefonò dicendo che sarebbe andata in Somalia e poi in Mozambico e ne fui felice. Pochi giorni dopo vedo la sua foto su Famiglia Cristiana: l’avevano uccisa.

E ricordo il sacrificio di Cipriano, un catechista mozambicano. I guerriglieri stavano cercando il segretario del partito comunista locale e gli hanno chiesto di indicarlo: era seduto di fianco a lui, ma il catechista si è rifiutato. Loro gli hanno detto “Allora uccidiamo te” e lui ha risposto “Va bene, lasciatemi pregare un momento, poi è stato falciato, così come i 23 martiri catechisti di Guia – Inhambane, uccisi con le loro famiglie.

Ne ho conosciuti altri: Padre Antonio Rocha, dei missionari della Buona Novella, vittima di un attacco a pochi chilometri dall’arrivo alla sua prima destinazione missionaria Chiure – Pemba.  Era tanto tempo che i cristiani di quella zona l’aspettavano: vi giunse senza vita. Aveva 29 anni. Accanto a lui un anziano confratello incolume: misteri di Dio.

Padre Estevão Mirassi di Mitucue, il secondo sacerdote diocesano della Diocesi di Lichinga. Arrestato perché era troppo brillante, era figlio della sua terra,  non andava bene per chi ci accusa di essere “oppio dei popoli”, ma il cristianesimo non è oppio per nessuno, dice che sei un uomo libero, anche davanti al martirio. Stavano andando sotto scorta da Cuamba  a Lichinga, di notte. Arrivati vicino al confine con il Malawi, l’autista, padre Francisco Lerma, dopo 150 km di   forzata e sofferta guida, per favorire la fuga del sacerdote, si disse stanco, fermò la vettura. Padre Estevão avrebbe potuto approfittarne per tentare di fuggire, ma non lo fece: sentiva di avere la coscienza tranquilla. Ma di questo non tennero conto coloro che lo condussero in prigione e dopo alcuni giorni lo fecero “sparire nel nulla”.  Aveva  31 anni.

Suor Dalmazia Colombo, padre Martino mozambicano che lavora a Bareggio e suor Carla
Suor Dalmazia Colombo, padre Martino mozambicano che lavora a Bareggio e suor Carla

Suor Leonella Sgorbati missionaria della Consolata, in Kenya,  era l’unica suora del nostro istituto ad avere le qualità per fondare una scuola d’infermieri   in Somalia., Gli alunni aumentavano, le donne non avevano paura di andare a studiare. Sapeva del pericolo, diceva scherzando a noi consorelle che c’era una pallottola con scritto il suo nome. Lei è morta dicendo perdono per i suoi assassini, mentre i suoi ragazzi le facevano le trasfusioni per tentare di salvarla.

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momento della veglia

Quando sei in un posto dove sparano la paura viene, la paura che una bomba possa mandare tutto all’aria c’è, ma c’è anche una voce interiore che ti dice: “rimani”. Io ho fatto 26 anni di guerra, sono ancora qui. Nel trasmettere i valori non bisogna dire tante cose, basta dire che essere cristiani vuol dire essere fedeli a Cristo fino alla fine. In Mozambico non sparano più ai missionari, ma stanno falciando giudici, professori di università che stanno dicendo che la pace è implicita nella costituzione, così come le richieste dell’opposizione politica. Li fanno tacere ma i frutti ci sono, la chiesa dopo tanti anni di repressione, si è diffusa. Nel quotidiano, ciascuno di noi può essere nel suo piccolo un martire rimanendo in situazioni dolorose, vivendo come persone che non solo parlano di libertà e giustizia, ma lo dimostrano nel loro quotidiano.

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 momenti significativi della veglia

E’ seguita la testimonianza di don Antonio Colombo, di Dolzago (Lecco) e missionario in Perù a Huacho (e già parroco a Seveso Altopiano, Milano Greco, Cologno Monzese e coadiutore a Cerro Maggiore) Da tanto tempo non bevo più limoncello – ha esordito il don – perché l’ultima volta chi me l’ha preparato dopo poco è stato ucciso. Saverio  Torboli,  frate cappuccino di Trento, missionario a Milange in Mozambico. Era stato sbattuto fuori dalla missione, è rimasto lo stesso, amava la vita, il buon vino e per Gesù, era diventato contrabbandiere: andava in Malawi, comprava le Bibbie e tornava indietro, un giorno l’hanno fermato e ucciso, ma ha vinto Dio. Io sono da 10 anni in Perù, dopo 12 anni in Africa in Zambia e anche in Perù ho conosciuto dei martiri, uccisi dal gruppo politico Sendero Luminoso.

Vescovo Greselin del Mozambico e sullo sfondo Don Antonio Colombo
Vescovo Greselin del Mozambico e sullo sfondo Don Antonio Colombo

Tra loro Padre Daniele Badiali, del gruppo Mato Grosso, un uomo allegro, gli piaceva cantare, c’era la guerra, non è scappato, lo hanno fermato, volevano rapire una volontaria. Lui ha detto “Vado io al suo posto”. Dopo qualche giorno lo hanno trovato morto. Un altro giovane, Rocca, che era in viaggio per comprare cipolla per i poveri delle Ande e hanno sparato anche a lui. Di suo resta la lista della spesa sporca di sangue, con scritto in fondo la frase “Tutto per Gesù”. L’anno scorso il Papa ha ricordato il sacrificio di don Alessandro Dordi, partito con altri due Frati Francescani Polacchi. Il suo vescovo gli aveva detto: “So con certezza che voi siete nel mirino, siete bianchi, non vi vogliono, prendete le vacanze, andate nella città  di Lima per un po’. Lui, bergamasco, ha detto “Devo fare i battesimi, poi vado in città”. Li hanno uccisi. Paura i missionari ce l’hanno. Che Signore ci aiuti.

Anche Monsignor Elio Greselin  ha voluto portare la sua testimonianza. “Sono vescovo in Mozambico. Vi tornai nel 1990, dopo aver passato 15 anni a Bologna a curare la formazione dei giovani teologi. Trovai un paese in cui stava finendo la rivoluzione marxista che aveva decimato la popolazione e spinto oltre la metà degli abitanti a abbandonare la loro nazione, divenendo profughi. La gente viveva vestita di corteccia d’albero, isolata dal mondo, avevano perso tutto, ma nonostante la guerra e nonostante l’assenza dei sacerdoti erano rimasti fedeli a Gesù: abbiamo trovato una chiesa forte, questi cristiani hanno dato veramente prova di essere capaci di sostenere la loro fede e sono testimone di centinaia di catechisti che hanno difeso la propria comunità con il dono della propria vita.

Dopo questa testimonianza è stato letto l’elenco dei ventotto sacerdoti, suore, catechisti o volontari cristiani che nel 2016 hanno perso la vita. Alla lettura di ogni nome seguiva un rintocco sinistro, come il botto di una pallottola. I loro nomi sono stati appesi dai fedeli a un albero a forma di cuore sistemato di fronte all’altare.

Monsignor Gianpaolo Citterio, vicario episcopale, al termine delle testimonianze, ha esortato tutti i presenti alla celebrazione “a chiedere a Gesù che ci ha donato la fede come posso donare la mia vita, come posso dedicare questa vita a fare testimonianza. Lo Spirito ci suggerirà cosa dire”.

Monsignor Citterio, vicario e episcopale e don Matteo di Sedriano
Monsignor Citterio, vicario episcopale e don Matteo di Sedriano

 

 

 

Fiore 13 Una stella d’Italia nel cielo del Mozambico

Fiore 13

Una stella d’Italia nel cielo del Mozambico

Suor Dalmazia Colombo

Se si dovesse vedere una certa suor Dalmazia, al secolo Colombo Maria Graziosa, con una spilla a forma di stella con tanto di nastrino tricolore appuntato sul vestito, non dovremmo stupirci troppo, dal 30 giugno 2016, per decreto presidenziale è Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia.

 

Ecco il testo ufficiale:

 

Ambasciata d’Italia Maputo 30 giugno 2016, prot. 726

 Cara Suor Dalmazia,

mi è particolarmente grato comunicarLe che, in occasione dell’ultima riunione del Consiglio dell’Ordine della Stella d’Italia (OSI), il Signor Presidente della Repubblica Le ha ufficialmente conferito l’onorificenza di Cavaliere.

L’attribuzione del titolo di Cavaliere (OSI) rappresenta il riconoscimento, da parte dello Stato italiano, della professionalità e dedizione con le quali Lei ha svolto per decenni una preziosa attività di carattere religioso e sociale, in particolare nell’ambito sanitario, contribuendo a formare generazioni di infermiere e ostetriche mozambicane.

Ugualmente apprezzata è stata la sua costante opera di promozione della condizione della donna, anche attraverso la pubblicazione di un manuale di economia domestica a cura dell’Unesco, ampiamente diffuso presso la popolazione locale. Attraverso la sua opera, Lei ha dato un importante contributo a rafforzare il ruolo dell’Italia in Mozambico e a promuovere i rapporti di amicizia tra i due Paesi.

Siamo al momento in attesa di ricevere dall’Italia il diploma e le insegne. Sarà cura di questa Ambasciata provvedere a informarLa con adeguato anticipo circa le modalità di consegna dell’onorificenza.

Nell’esprimerLe le mie più fervide congratulazioni per il meritato riconoscimento che il Capo dello Stato ha voluto attribuirLe, mi è gradita l’occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti.

                                 Roberto Vellano

Suor Dalmazia Colombo, Missionaria della Consolata

Diocesi di Gurue

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La festa del conferimento

Passano i mesi, cambia l’Ambasciatore e arriva il momento: 23 febbraio 2017.

Il momento solenne della consegna della nomina e delle insegne
Il momento solenne della consegna della nomina e delle insegne

Il nuovo Ambasciatore d’Italia in Mozambico, Marco Conticelli, invita 30 persone a un cocktail presso la sua residenza in occasione del conferimento dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia a Suor Dalmazia Colombo, giovedì 23 febbraio 2017.

i familiari, il vescovo emerito di Pemba, dom Januario, e l’attuale arcivescovo di Maputo, dom Chimoio

La famiglia Colombo non manca all’appuntamento con due aerei che partono verso il Mozambico su rotte diverse. Don Antonio dal Perù: Lima, San Paolo in Brasile, Johannesburg in Sud Africa, Maputo in Mozambico per un totale di due giorni, comprese le soste e gli intoppi per la vaccinazione della febbre gialla. Rosy e Vicente dall’Italia: Milano, Lisbona, Maputo con un totale di 15 ore, dal freddo europeo all’estate africana.

Due giganteschi carabinieri italiani accolgono con un sorriso i 30 invitati comprendendo due Vescovi, il Nunzio Apostolico, vari sacerdoti e suore missionarie, don Antonio, Rosy e Vicente. Tutti eleganti, compresa l’emozionatissima Suor Dalmazia in completo grigio.

Alle 12.30 ci troviamo nel salone di ricevimento dell’Ambasciata, tutti in piedi attorno al grande tavolo del cocktail, domina la semplicità, la familiarità e l’allegria.

emozionante incrociare i carabinieri a 8000 chilometri dall’Italia

nel salone di ricevimento dell Ambasciata Italiana di Maputo

sr Immaculate, due invitate speciali, care a sr Dalmazia, p. Tavares e sr. Giuseppina Franco superiori regionali IMC
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sr Dalmazia… emozionata
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si rinnova l’amicizia

 

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con il’Arcivescovo di Maputo, dom Chimoio


i missionari di casa Colombo

Il giovane ambasciatore, da pochi mesi in Mozambico, spigliato, traccia con poche frasi il cammino di Suor Dalmazia come ponte tra Italia e Mozambico dal 1964 e ricorda soprattutto il libro di Economia Domestica, con 150 mila copie e 15 edizioni in lingue diverse, che ha fatto riflettere sia a lui che a sua moglie che dovranno correggere alcuni difetti per essere una coppia perfetta. Sorrisi e applausi per passare subito ad appuntare la Stella al neo-cavaliere e leggere la pergamena che porta la firma del Presidente Sergio Mattarella e del ministro degli esteri Paolo Gentiloni sotto lo sguardo silenzioso della bandiera italiana tricolore, affiancata da quella europea, azzurra con le 12 stelline.

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Senza di voi io non sarei mai arrivata qui!

Comincia lo show di Dalmazia che si muove per tutta la sala dicendo subito:Senza di voi io non sarei mai arrivata qui! Voi rappresentate le categorie di persone che ho incontrato nel mio cammino in Mozambico. Il primo saluto è per una donna semplice che lei ha aiutato quando era piccolissima, con i piedi deformati e tanta tristezza a duemila chilometri da qui, in Mepanhira, un piccolo villaggio del Nord, cinquant’anni fa. La “piccola” ora è qui, cammina bene, ha un lavoro, un sorriso e tanta dignità, emozionatissima. “Non ci siamo mai perse di vista in tutto questo tempo”. Muovendosi qua e là per la sala (come un’attrice vera, commenterà una giovane suora keniana) ha parlato per mezz’ora, presentando due Vescovi, i missionari, le consorelle e un dottore che aveva conservato il famoso libro di Economia Domestica, tutto consumato dall’uso, della prima edizione ciclostilata in Italia nel lontano del 1971. “Ma non vedo i miei ex studenti universitari…”. “Siamo qui” risponde subito l’avvocata Savinia con accanto padre Sapato ora vice rettore della Università Cattolica del Mozambico. Le suggerisco con diplomazia: “Ma ti stai dimenticando del rappresentante del Papa…”. Con naturalezza dice, “Ah, sì è vero, non lo conosco ancora, ricordo di più il primo, Mons. Colasuonno…”. Nel frattempo i camerieri offrono pasticcini, coppe di champagne, tè, con un sorriso. Non finisce la cerimonia perché tutti ne approfittano per conoscersi, per scambiare una battuta, magari un lungo abbraccio dopo anni e anni passati tra una guerra e l’altra. L’Ambasciatore, passando da un gruppetto all’altro, si assicura che tutti si trovino a loro agio. Si vede una chiesa mozambicana viva, che non recrimina il passato e guarda verso il futuro con questo nuovo cavaliere di 80 e più anni che svolazza come una farfalla. Riesce anche a farsi pubblicità: “Ecco qui padre Alvaro, ha scritto un libro storico sul Niassa, io invece ho fatto quello con il taglio pastorale, li presentiamo lunedì 27 febbraio, vi aspetto all’Ambasciata portoghese”.

Mi sono divertito anch’io ritrovando persone dopo 40 anni, riannodando colloqui interrotti per i momenti difficili passati in questo paese. Vedo gli occhi spalancati e pieni di serenità di Vicente e Rosy che avevano lasciato il paese con una grande ferita nel cuore nel 1976. 

Naturalmente tutti vogliono fare una foto con lei la neo-cavaliere da inviare subito agli amici su Facebook o con il moderno Whatsapp. Tra il verde e i fiori del giardino dell’Ambasciatore gli ultimi scatti di questa bella cerimonia. Grazie Italia, grazie Mozambico, grazie Chiesa Cattolica.

con la comunità delle suore di Maputo
in festa con la comunità delle suore di Maputo

Una stella in più brilla nel mondo.

 

Una festa per due libri

Un altro invito parte da un’altra Ambasciata, quella del Portogallo, in collaborazione con l’editrice delle Paoline. Un avvenimento storico, culturale e religioso da non perdere. Un’altra occasione per conoscere questo paese, la sua storia, le sue peripezie e la sua forza interiore sullo slancio di due pionieri missionari italiani, padre Calandri e padre Miotti, che il 26 marzo del 1926 hanno celebrato la Prima Messa, quasi di nascosto nella regione del Niassa. Gli anni passano e il seme cresce con la bella realtà attuale di una Diocesi, quella di Lichinga che ha già festeggiato i suoi 50 anni con oltre 230.000 cattolici!

l’Ambasciatrice del Portogallo con i due autori, sr Dalmazia e p. Alvaro
presentatori libri
i conferenzieri e gli autori
l’intervento di sr Dalmazia
p. alvaro
l’intervento di P. Alvaro
si firmano i libri

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gli autori con il Rettore dell’Università di Maputo

 

il pubblico

Due libri presentano questa crescita sul piano storico-politico e quello religiosopastorale. Padre Alvaro Lopez, colombiano della Consolata, è l’autore della prima parte con ricerche negli archivi del Portogallo, del Vaticano, della Diocesi fino al 1962. Suor Dalmazia ha scritto il secondo: ”Passi profetici della crescita dal 1963 al 2015” scavando nella sua memoria di testimone oculare da quando ha messo piede in quella regione del nord del Mozambico nel lontanissimo 10 gennaio 1965.

Oggi è una festa per la Chiesa in Mozambico con le porte spalancate della sede culturale del Portogallo per accogliere circa 150 persone, cosa mai vista per la presentazione di un libro. Ambiente elegante dove aggiungono sedie dopo sedie per accomodare tutti. Anche al tavolo della presidenza ci vuole una sedia in più: l’arcivescovo Monsignor Chimoio di Maputo, il vescovo di Lichinga, l’ambasciatrice del Portogallo, i due autori e il coordinatore padre Rafael Sapato della Università Cattolica. Il segretario del Nunzio Apostolico, il dottor Mazula, Rettore dell’Università statale e padre Tavares, devono accontentarsi della seconda fila, al mio fianco.

Riempiono la sala missionari, suore, seminaristi cattolici e anglicani, amici, laici con tanti colori, tante nazionalità, diverse tappe della vita, in un clima di gioia serena ben sapendo che storia difficile e sofferta ha accompagnato la Diocesi che ora cammina in libertà e a testa alta. Il sangue dei suoi martiri ha davvero dato forza a chi continua il cammino.

Al microfono si susseguono con brio i vari oratori che non sono dei freddi storici ma persone che hanno colto il cammino umano e cristiano della chiesa locale. Spicca l’immagine di una Chiesa che ha scritto le varie tappe della sua crescita come quattro vangeli con la personalità dei suoi quattro vescovi che hanno guidato la diocesi uno dopo l’altro. Hanno tutti vissuto il cammino della croce per la storia politica che ha visto la guerra per l’indipendenza, l’euforia della libertà, la persecuzione religiosa, la guerra civile e la sospiratissima pace del 4 ottobre 1992.

Suor Dalmazia parte lentamente ma poi… chi la ferma nel suo parlare diretto, vivace, emotivo? Ricorda il miracolo dell’acqua del fonte battesimale che nel 1989 ha dissetato 200 persone asserragliate in una chiesa per tre giorni, mentre fuori continuavano gli scontri a fuoco tra Frelimo e Renamo. Lì vede il sigillo di Dio attraverso lintercessione della beata Irene Stefani per questa Chiesa che esce dalle catacombe e può arrivare a celebrare la sua Pentecoste nel 2013 con i 50 anni della sua fondazione. Conclude, da intelligente professora, dando un compito al Vescovo attuale, Monsignor Atanasio Amisse, suo ex alunno in Seminario: “Ora tocca a te creare il quinto vangelo, le qualità non ti mancano!” Sorrisi e applausi.

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beata Irene Stefani

il Battistero del Miracolo a Nipepe

il Battistero del Miracolo a Nipepe

E poi tutti a farsi firmare i libri, almeno 50 per ogni autore, con Dalmazia che ne fa qualcuno in più. Una sana concorrenza non fa male. La sala non si svuota, c’è il rinfresco con deliziosi pasticcini e l’occasione, sempre preziosa, di scambiarsi qualche parola in amicizia. Tutti sono contenti a partire dalla direttrice delle Paoline che vede un buon raccolto.

 

Mancava il Cardinale

 “Ma non c’è il Cardinale Alessandro Dos Santos?”. “Ha 100 anni, cosa puoi pretendere?”. La risposta non mi soddisfa, io lo voglio proprio incontrare, sono certo che mi riconoscerà. Così è stato. Che abbia cento anni, uno più o uno meno, non lo sa, ma il suo volto si apre a un grande sorriso quando mi vede, subito ricordandosi di una sua visita a Milano, proprio il giorno prima del Conclave che ha eletto Benedetto XVI.

serenità negli occhi e nel cuore
Milano ha un cuore grande così!
in colloquio con il Padrone di casa

 

due generazioni

Più di un ora con lui che ha un passo lento, ma mani che si aprono specialmente quando ricorda i milanesi: “Non tengono le mani chiuse, le aprono, spalancano le braccia, sono generosi, sono stati loro ad aiutarmi a mettere la prima pietra della Università di San Tommaso che sta crescendo facendo un bene immenso alla nostra gioventù”. Lentamente si fa accompagnare alla sua cappella dove c’è il Padrone di casa e poi anche il suo motto vescovile: “Servire, non essere servito”. Con delicatezza ha ripreso la suorina africana che ci aveva offerto solo un bicchiere d’acqua e qualche biscotto, spingendola ad accompagnarci all’uscita, mentre lui ci seguiva con un dolcissimo sguardo.

Mi piacerebbe arrivare a cento anni così.

 

 

      Don Antonio Colombo

Milano, 4 marzo 2016

 

 

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All’asilo di Maputo
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allegria di bimbi
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bimbi osservano

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la cattedrale di Maputo svetta sulla città

 

 

 

Fiore 12 – NATALE ANTICIPATO

 

22 dicembre 2016

 

Il mio vero Natale l’ho vissuto con anticipo, una intensa e unica giornata in quattro tappe, il giovedì 22 dicembre.

 Con il Sindaco alle 8.30

il sindaco di Huacho

Sta diventando una tradizione l’invito da parte del Sindaco perché faccia gli auguri natalizi a tutto il personale (circa 200) riunito per 20 minuti prima di svolgere il loro lavoro burocratico amministrativo.

Qui al mio arrivo nel 2007 c’erano i precari negozi delle cartolerie, sloggiati con la forza, per poter costruire, dopo il terremoto del 1966, l’elegante palazzo del Municipio! Huacho cresce e Gesù Bambino è sempre presente.

Il nuovo calendario

Kenji era un ragazzino del coro della Cattedrale, ora è qui con il suo coro che con brio e allegria canta al Bambinello. L’impiegata Rut legge la pagina evangelica di Betlemme, lì nasce la storia che scandisce anche il ritmo delle elezioni politiche.

2. Troverete un Bambino

Troverete un Bambino

Grazie Sindaco, la città deve avere un’anima! A lui regalo il mio libro Mi Huacho e l’elegante calendario 2017 mentre tutti ricevono una immaginetta che si utilizza subito per la preghiera natalizia .

I Cantori di Kenji
I Cantori di Kenji

Così nasce Gesù nel palazzo municipale.

 Con un bambino appena nato alle 11.30

5. asinello
trovato l’asinello

Hanno trovato un asinello e un bue, contenti possono realizzare un presepe vivente all’Ospedale del Seguro.

6. bue del presepe (Copia)
ecco il bue del presepe

Si mettono tutti in moto, una Madonna, un San Giuseppe, 15 angioletti, 10 pastori, tre re magi, mamme del villaggio, soldati di re Erode e naturalmente un coro di bambini, un regista e un conduttore. Le verdi aiuole sono per oggi sacrificate per gli attori e gli spettatori. Il momento culminante è l’apparizione del bambino che appare quasi miracolosamente nelle mani della Madonna: è un bimbo che ha meno di un giorno di vita, non arriva a tre chili di peso. Lo so perché l’ho preso in braccio, emozionatissimo e tremante, costretto dalla Madonna a dare a tutti la benedizione con il Gesù Bambino in carne e ossa. 

Più serena è stata una nonnina di 90 anni che tranquillamente l’ha ricevuto tra le sue braccia, guardata con invidia da tante altre mamme.

7. tenerezza infinita
tenerezza infinita

 La gioia dei pastori, il canto degli angioletti, il passo solenne dei re magi e due danze tipiche peruviane hanno reso tutti felici. Il centro è sempre Lui, un Bambinello nato non in una grotta, ma in un ospedale vero.

8. che piccolo!
che piccolo!
9. nonna 90
nonna 90

 

Con i carcerati afro-andini alle 15.30

10. sogno di giuseppe
il sogno di Giuseppe

Un pranzo veloce per essere pronti ad entrare nel carcere, sono 2000 che ci aspettano al sesto concorso di presepi in sei padiglioni. Al padiglione numero cinque la rappresentazione dettagliata degli avvenimenti secondo il vangelo di Matteo e di Luca, con la Madonna di nome Berenice, una volontaria.

11. Maria, Giuseppe e il Bambino
Maria, Giuseppe e il Bambino
13. orchestra al 3° padiglione
orchestra al 3° padiglione

Al quarto solo canti, manca la musica e devono improvvisare tutti i 400 reclusi schierati in 8 file, impressionante. Al terzo c’è un complesso musicale, un cantante e un coro per la classica: È Natale, è Natale. 14. danza afro andinaSorpresa al secondo con una originalissima danza afro andina chiamata saya, quattro coordinatissimi giovanotti esprimono così la gioia per il “sole che sta per nascere”. Il primo padiglione si innalza con una piramide umana fino al cielo per gridare: “Cholito, è un bambinello, uno dei nostri bambinelli peruviani”.

16. É il nostro bambinello
il nostro bambinello del padiglione n 1
12. padiglione 4
canti al padiglione 4
15. nasce il sole
danza tradizionale: nasce il sole

    

Il sesto vede le donne animarsi leggermente con due canti, mentre benedico una mamma con la bambina di due anni e un’altra con un piccoletto di solo un anno.

Non avevo nessun regalo per loro, provvederò.

18. padiglione donne
padiglione donne

Vince il secondo padiglione che ha unito un commento biblico di un protestante, la danza nata nei tempi della schiavitù dei negri e dei montanari andini, un presepe lungo 15 metri con le tre aree del Perù, selva, montagna e costa, con l’immancabile giovane angelo accoccolato in cima alla capanna.

“Abbiamo trovato un clima sereno, quasi allegro, quest’anno!” ha commentato all’unisono la commissione parrocchiale esaminatrice.

14 a. l'angelo (Copia)
l’angelo sulla capanna
17. San Paolo scrive...
San Paolo scrive…

Chi vuole gustare le danze cerchi su Youtube scrivendo:
padre Antonio Colombo Navidad de Carquin 2016.
https://www.youtube.com/watch?v=weux_WsDnTQ

19. La sua parola, non la mia
La sua parola, non la mia

 Con una vecchietta e un presepe alle 20.15

La giornata non è finita, ci sono le confessioni in Cattedrale, mentre il mio cuore è carico delle esperienze del carcere, mi sento stanco e sereno nello stesso tempo per aver sperimentato che nessuna sbarra ferma Gesù Bambino che può nascere dappertutto, può sorridere a tutti.

20. il mio presepe
il mio presepe

La quarta non è una penitente, ha il volto triste: “Padre Antonio, venga , la mia nonna è appena morta, lei la conosce. “Va bene, andiamo però in moto taxi, sono affaticato”. È proprio la vecchietta a cui avevo dato l’Olio Santo una settimana prima. Il letto è sempre allo stesso posto, in mezzo alla sala, la fronte è ancora tiepida. Tutto attorno ci sono i familiari di ogni età: recito il De profundis, salmo imparato da mia mamma, in latino. A due metri dalla salma noto le luci accese del presepe, mi sposto e vedo che non c’è ancora Gesù Bambino. Lo so che si colloca alla mezzanotte della Nochebuena, ma chiedo di vederlo anche se la nipote sembra rifiutarsi, mancano due notti. “Lo voglio benedire adesso, ha un valore speciale questo anno, il suo sorriso darà un senso e una forza nuova alle vostre lacrime. La nonna vi ha lasciato questo tesoro di fede”. Con il Bambinello tra le mani, benedico la vecchietta che riposa davvero in pace.

È sempre Natale, tra un sorriso e una lacrima. 

 

21. sorriso natalizio
sorriso natalizio

Chiudo la giornata collocando nel mio presepe il Sindaco, il bimbo di poche ore, i quattro danzatori andini e la vecchietta.

 Curiosità

Il menù del mio pranzo natalizio con il Vescovo.

Purè di mele – Purè di patate – Tacchino arrosto – Cioccolata calda – Fetta di Panettone – brindisi con champagne da pochi soldi.

 Evviva il Natale 2016, il decimo a Huacho.

 Don Antonio Colombo

 Huacho, 31 dicembre 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

spigolando verso il Natale 2016

SANTO   NATALE   2016

natale_africa      Carissimi Amici del Sostegno a Distanza,

      nativita_africana_a_casa eccoci arrivati al Santo Natale. Grazie al vostro sostegno ogni giorno la nostra comunità accoglie bambini denutriti ai quali doniamo il necessario per uscire dal quel male sottile e tremendo della fame e tornare a vivere.

         Tra gli ultimi arrivati ci sono due gemelle al primo mese di vita, Mariza e Marilia, che sono arrivate piangenti senza posa, con la mamma che non sapeva spiegarsi il perché. Ci volle poco per capire che il suo latte materno non era più sufficiente. Non potete immaginare la gioia di veder rifiorire queste bambine.

            Una storia singolare fu quella di Jaime Lino, decimo figlio. La mamma, durante la gravidanza, veniva regolarmente alla scuola di cucito per confezionare vestiti e calzoncini per la sua “brigata”. Nato il bimbo la mamma sparì. Il neonato Jaime piangeva sempre e avrebbe disturbato troppo.  Non era per capriccio, ma per tanta fame. Bastarono due o tre giorni del nostro aiuto con integrazioni di latte, per  far tornare la mamma alla scuola di cucito col bambino sazio ed addormentato, accucciato sulle spalle. E’ diventato un bimbo splendido che mi sorride in modo speciale: sembra quasi che sappia che deve la sua vita a VOI TUTTI.

            Grazie, grazie di cuore, a nome delle mamme e dei bambini e, con l’occasione vi auguriamo

suor Dalmazia con bimbi di Muliquela
suor Dalmazia con bimbi di Muliquela

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

 Suor  Dalmazia  Colombo

P.S.: Sono lieta di comunicarvi che dai primi giorni di marzo 2017 sarò in Italia, dopo tre anni, per un periodo di vacanza.

Arrivederci a presto.

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Nove anni per scrivere il libro MI HUACHO

Fiore 11

Nove anni per scrivere il libro MI HUACHO 

Mi Huacho è pronto

Il mio libro in spagnolo Mi Huacho è letto con passione da una signora di 96 anni e da una ragazza di 10 anni. Che voglio di più!
“Ma quanto tempo ci ha messo a scrivere il libro?” “ Nove anni, dal giorno che ho messo piede a Huacho il 23 novembre 2007”. È proprio così che, mese dopo mese, è nato il libro che ora porta il titolo in spagnolo di Mi Huacho, tratto dai due in italiano:
Scintille dal Per
ù e Onde peruviane, con l’originale nelle due pagine web: 
www.sullarcadinoe.it e www.sullarcadinoe2.it , ricche di mille e più foto.
    Dall’italiano allo spagnolo, perché? Sempre risuonava nella mia mente, come un rimorso, la domanda che mi faceva il mio Arcivescovo africano, Monsignor Adrian Mungandu: “Perché non lo traduci in inglese, chi capisce questo tuo libro Andata e ritorno da Kafue? Sarei io il primo a leggerlo e a fare propaganda dei tuoi 12 anni con noi”. 

Mi Huacho - pagina 16
Mi Huacho – pagina 16

 Che sudore la traduzione

Certo non è farina del mio sacco, il mio spagnolo dicono sia comprensibile, ma non è certo di livello letterario. Basta cercare aiuto e c’è sempre qualcuno che può darti una mano, ma che sudore per arrivare alle 127.000 parole racchiuse nelle 412 pagine definitive, dopo più di un anno di lavoro. Qualche volta faccio le ore piccole.

le prime pagine
le prime pagine

La base la pone una professoressa che ha un livello discreto di conoscenza dell’italiano, avvalorato dal vivere nel clima degli avvenimenti descritti. È un lavoro lungo che vede la prima stesura, la seconda stesura, la terza stesura e poi una prima revisione con una suora di madre lingua spagnola e anni a Roma. Un altro tocco per la seconda revisione è frutto di un professore che prepara anche l’introduzione al libro. La terza revisione spetta a un giornalista di una radio locale che precisa i momenti storici e politici della città. Un amico sacerdote e un giovane esperto in internet dedicano una settimana a leggerlo e mi danno suggerimenti molto importanti per altri ritocchi.

Alla fine tocca a me vedere e rivedere il tutto per accertarmi che la traduzione sia fedele all’originale, togliendo tutte le pagine o espressioni che hanno un senso per il lettore italiano, ma non per il lettore huaciano.

giovane-lettrice
giovane-lettrice

Intanto si mette al lavoro un esperto fotocompositore per scegliere le 32 foto più significative tra le migliaia scattate in questi anni. È una ricerca da certosino e da artista per poi concentrare il messaggio visivo nelle pagine di copertina e in un preziosissimo inserto. Penso che abbia azzeccato bene la copertina con la mia alta figura con una sottile stola bianca e uno sguardo sereno, collocandomi nella piazza centrale della città.

La composizione grafica del testo, il formato del libro, lo stampatore, Grafica Imagen, il costo del libro con foto a colori o in bianco e nero, il prezzo per il pubblico, la scelta di una data significativa per il lancio del libro, questi ed altri sono temi che affronto poco a poco. Non mancano i dubbi personali: vale la pena, che impatto avrà, è un peccato di orgoglio o un servizio pastorale?

Festa di San Francesco
Festa di San Francesco

Ci scappa anche qualche momento di stizza per il lavoro che non avanza, per il correttore di bozze che non solo non corregge ma aggiunge errori, per la impaginazione che non è perfetta e altri contrattempi che mi agitano fino al momento magico di avere in mano il libro a neanche 24 ore dalla presentazione solenne nel giorno di san Francesco di Assisi, martedì 4 ottobre 2016.

 Il lancio di MI HUACHO

La locandina è accattivante e essenziale con le foto di copertina e contro copertina con la spiegazione: “Il libro MI HUACHO mostra le diverse esperienze vissute dall’autore nei suoi nove anni nella nostra città. È un missionario che cammina con i suoi fedeli nei momenti di allegria o di tristezza, trasmettendo fede, speranza e consolazione. Grazie al suo mirare attento e alla minuziosa descrizione possiamo vivere ogni racconto come protagonisti della storia stessa”.  

attentissimi

Le radio e le televisioni locali mi permettono di espandere l’invito a un largo pubblico facendomi interviste che poi corrono anche nelle reti sociali, Youtube e naturalmente Facebook. Mi sono divertito e nello stesso tempo ho vissuto momenti di emozione nei cinque minuti davanti alla telecamera di Radio Paraiso. Infored e Tv Barranca.

Coro “Portal norteño”

L’esperienza del lancio dei libri miei e di mia sorella Suor Dalmazia, sempre con lo stemma Longe Prospicio, mi permettono di impostare la serata come una festa della parrocchia, del gruppo consolidato dei discendenti italiani e degli alunni che studiano l’idioma di San Francesco.

Non ci sono stati inviti personali eppure il Salone Paolo VI si è riempito con almeno 150 persone subito allietate dalle note di vivaci canti peruviani del coro Portal Norteño, diretto magistralmente da Ernesto, un giovane che ho visto crescere nei suoi primi passi come organista della Cattedrale. Una emozionante musica italiana è uscita dalla voce di Rossana accompagnata dalla chitarra di Pedro, suo marito.  

Due PowerPoint nitidi, essenziali, efficaci hanno calamitato gli occhi di tutti sullo schermo gigante dove scorrevano le foto del libro e la storia di questa avventura che ha le basi nell’Arca di Noé, il papá dei vari Colombo sparsi per il mondo. Autrice é Maribel Felix Rosell, traduttrice base per la lingua spagnola e davvero esperta nello spiegare con immagini, parole e musiche il nucleo essenziale dell´opera.

Maribell Felix Rossell
Maribell Felix Rossell

Ottima la dizione di Melissa che ha letto una delle pagine più significative del libro che raccontano un matrimonio favoloso celebrato in una stanza dell’Ospedale Regionale, tra un uomo in fase terminale e la sua tenerissima sposa.

 Lettura articolo del matrimonio
Lettura articolo del matrimonio

Il professore Aldo Gironzini ha sottolineando che nel leggere le bozze aveva la sensazione di viaggiare nello spazio condividendo allegrie, speranze e i momenti difficili dell’autore. Gli sembrava di essere in Africa, di visitare con me gli ospedali, essere coinvolto nello sforzo di conciliazione tra operai e dirigenti scatenati, piangere alla morte del Sindaco Zurita, soffrire davanti al Santo Sepolcro nella Settimana Santa, sognare di costruire lo Stadio 70, eccetera. “ Ho la soddisfazione di conoscere un amico, un sacerdote immerso nella fede, problemi e sentimenti del suo popolo”.
Naturalmente c’era scritto nel programma: “La parola dell’autore padre Antonio Colombo”, ma non ricordo che cosa ho detto, vedevo solo volti attenti e interessati. Si sono venduti la stessa serata 45 libri, ne ho firmati almeno venti, compreso quello per la piccola Vittoria che mi mangiava con gli occhi mentre scrivevo parole per lei e la sua famiglia.

Sorriso-di-Victoria                         occhi-di-victoria

il sorriso e lo sguardo di Victoria 

autografi
autografi

Tra gli scrittori huaciani

Huacho è città ricca di poeti, scrittori, storiografi riuniti nella associazione Insula. Perché non presentare a loro questo libro “straniero” di storia locale attualissima? L’amicizia apre le porte in ogni angolo del mondo e mi dà la opportunità di dialogare a un livello culturale alto nello storico locale del Centro Sociale che ha il salone con colonne, vetrate e linee architettoniche neo rinascimentali italiane.

presentatrice-del-libro
presentatrice-del-libro

Qui tutto è scandito dal protocollo, io mi presento in perfetto clergyman nero come nelle grandi occasioni. La docente universitaria che presenta il mio libro (ha letto davvero tutte le 412 pagine!) sottolinea varie volte come le mie riflessioni su gesti e tradizioni sono profondi e l’hanno aiutata a riscoprire tutto il valore della Messa di suffragio che non si ferma alla celebrazione liturgica – a volte quasi impersonale – sfociando alla fine nell’abbraccio dei parenti tristi con ogni persona presente sia che si tratti di alcune decine come di varie centinaia. Concluse con un “Grazie padre, ci sta aiutando ad essere huaciani autentici ed entusiasti!” 

centro-stile-neo-classico
centro stile neo-classico

Al momento degli autografi personalizzati ho avuto modo di fare scambi di libri con un uno storiografo e uno scrittore appassionato di racconti della Huacho contadina.

Il brindisi – con vino prodotto dalla ditta Queirolo di origine ligure – e la immancabile foto ricordo con la direttiva di Insula hanno chiuso la serata.

Gruppo dell'Associazione Insula.
Gruppo dell’Associazione Insula.

 Si vende “como pan caliente

Il prezzo è abbordabile, dieci soles, corrispondenti a quasi 3,00 euro. Ne sono stati stampati 500 esemplari e stanno per esaurirsi. Nel commento popolare si dice che si vende como pan caliente”, cioè il pane fresco e profumato che qui è mangiato di gusto solo a colazione, mai a pranzo o cena.

Chi compera e chi legge Mi Huacho? Un muratore lo tiene nella sua borsa e mi assicura che lo condivide con i suoi compagni di lavoro. Un uomo mi saluta per la strada citando l’articolo che più l’ha colpito; un ammalato in ospedale ha voluto comprarlo, senza sconti, per leggerlo con calma vincendo la monotonia della degenza. A sorpresa, nel giorno del mio compleanno, un anziano della mensa popolare parrocchiale ha spronato i suoi amici a comperarlo perché lo aveva già letto, trovandolo interessantissimo. Dieci libri sono volati via in fretta, con tanto di dedica, al prezzo scontato di cinque soles

dedica a Emilio Magni
dedica a Emilio Magni

In questo tempo di regali natalizi una mamma manderà il libro a suo figlio negli Stati Uniti e un’altra lo invierà alla figlia che è in Spagna.

Tre libri sono entrati nel Carcere di Carquin, compreso quello per il nuovo Direttore che stentava a dare il permesso per il concorso dei presepi. Nella dedica ho scritto il numero delle pagine delle visite precedenti, segnalando anche le due belle foto dell’avvenimento. Permesso ottenuto!

 

Notizie brevi

   La Accademia di calcio della Cattedrale ha voluto fare un coraggioso passo in avanti iscrivendosi alla Federazione Peruviana per partecipare alla Lega Dilettanti, terza categoria. Così 

terza categoria
terza categoria

mi hanno “costretto” a fondare la società “Padre Antonio Colombo” con tutti i crismi della ufficialità, nelle mani di un notaio. Un seme che darà frutti con il tempo, si perde oggi per vincere domani. Si cerca un portiere di alta statura e con grinta alla Buffon.

 Club Antonio Colombo
Club Antonio Colombo
  • Il disastro aereo della squadra brasiliana 
    Zambia nel 1993
    Zambia nel 1993

    del CHAPECOENSE mi ha inumidito gli occhi nel ricordo non solo della scomparsa del Torino – avevo 10 anni – ma soprattutto della squadra dello Zambia con l’aereo precipitato in mare il 29 aprile 1993.
    A bordo c’era Kelvin Mutale cresciuto nel vivaio della mia squadra Aroma Stars di Kafue.

    In internet sono apparse foto di quel disastro che mai avevo viste.

    aereo zambiano
    aereo zambiano
  • Allora avevo scritto un articolo dal titolo “Zambia, Requiem per un campione”, ricordando il particolare che il giovane centravanti Kelvin giocava con le mie scarpe di calcio!

   Ha fatto le valigie ed è tornato a Milano padre Giuliano Lonati con alle spalle un totale di 9 anni in Perù, prima tra le montagne delle Ande e poi nella periferia di Huacho.
Che cosa avrà messo nella valigia del suo cuore multinazionale: italiano eritreo, turco e peruviano?

Valigia pronta

Certamente un po’ di spazio lo occupa anche la nostra amicizia!
Va verso i 75 anni sognando un posto Va verso i 75 anni sognando un posto nella periferia milanese, ma non in una casa di riposo per preti anziani!

Così hanno scritto di lui: “Incredibile è stato l’incontro con padre Giuliano che, pur vivendo nell’assoluta miseria, è sempre ottimista, felice e sorridente. Grande padre Giuliano!”

   La scuoletta sulla collina della periferia ha fatto grossi passi in avanti.
Sono tre aule più servizi con il tetto piatto alla peruviana, cioè senza tegole e senza canali di scolo semplicemente perché qui non piove mai! Manca l’ufficio per la direzione e soprattutto è urgente fare la recinzione, perché nella notte spariscono i mattoni!

Vogliamo-una-scuola-qu
Vogliamo una scuola qui

I bambini non vedono l’ora di avere una scuola tutta per loro, vicino a casa.
Oggi, dopo la gioiosa cioccolattata, abbiamo gi
à fatto una prima lezione con otto piccoli alunni seduti sul pavimento di cemento per imparare i numeri da uno a dieci in italiano.
Che sveltezza nel ripeterli! La gioia nei loro occhi era ben visibile.

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uno-due-tre

   La festa di fine anno ha visto 50 studenti di italiano contenti, senza dimenticare i tre in lacrime per non aver superato l’esame ed i cinque super felici per il prestigioso diploma dell’Istituto di Cultura Italiana di Lima.

festa-di-fine-anno-2016-antonio  festa-fine-anno-2016 festa-fine-anno-scuola-italiano 

festa-fine-anno-scuola-di-italiano
festa-fine-anno-scuola-di-italiano

festa-fine-anno-scuola-di-italiano1

Stupendo il canto di Andrea Bocelli interpretato con bravura da Alberto e Liliana. La creatività non manca come pure la generosità verso un gruppo di 200 bambini della periferia.

   Non può mancare il Calendario parrocchiale 2017, sempre più bello e con opere d’arte italiana che ti accompagnano ogni mese dell’anno con Gesù e Maria. Mille calendari comprendendo i dieci 10 che sono arrivati già in Italia, apprezzatissimi come conferma padre Giuliano. calendario-catedral-2017calendario-catedral-2017-copia

calendario-2017 della Parrocchia di Huacho
calendario-2017 della Parrocchia di Huacho

 

Con un volto bello della Prima Comunione, la serenità di chi vive nei campi, uno originale presepio vivente, e le prime cioccolattate con i poveri piccoli e grandi, mi avvio verso il Natale.

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Auguri di Buon 25-250-prime-comunioniNatale

e

Buon Anno 2017

 

Don Antonio Colombo

Huacho, 18 dicembre 2016